21 febbraio 2011

Le tre "i" e il lento declino dell’Italia

Il governo italiano, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non ha deciso nulla sui temi delle biotecnologie, della ricerca nel campo dell’energia, dello sviluppo sostenibile, della scienza al servizio dell’agricoltura, della politica industriale, delle infrastrutture promesse. I cantieri sono fermi.
Il premier si è preoccupato delle aziende di sua proprietà e di allegre festicciole a base di "escort".

Nella graduatoria mondiale delle tecnologie informatiche, in particolare per la velocità d'uso di Internet, l’Italia figura al settantesimo posto dopo la Giamaica. Il premier della settima economia del mondo aveva promesso nel 1994 le tre "i" (inglese, internet, impresa) al primo posto dell’agenda di governo: il risultato, dopo un quindicennio, è un fallimento.
Nell’Internet siamo superati da tutti; essere collegati alla banda larga resta per molti italiani un miraggio, un'illusione o una spesa difficile da affrontare.
In parecchi Paesi d’Africa l’Internet è molto più veloce e più a buon mercato.
L’inglese nelle scuole si studia come 50 anni fa (“the pen is on the table”), anzi molto peggio in quanto i "tagli" alla scuola firmati dal ministro Gelmini su ordine di Tremonti hanno cancellato i laboratori audio-video, espulso le docenti di madre-lingua, avvilito ancor di più gli insegnanti costretti a girare per le scuole con il registratore portato da casa (dopo aver sostenuto mortificanti collette per comprare la carta delle fotocopie e l’inchiostro mancante della macchina fotocopiatrice). Diversi professori si limitano a possedere le competenze linguistiche apprese ai tempi del loro vecchio corso di laurea all'Università. Non sempre hanno una reale conoscenza della lingua, l’accento è quello che è. Insomma non sempre sono all’altezza del compito e subiscono condizioni inaccettabili di lavoro che spingono i più mediocri alla mera sopravvivenza e invitano i più bravi a cambiare lavoro o a diventare eroi.
Quanto all’impresa: sono i principali leader industriali del Paese come la Marcegaglia, n.1 Confindustria, o Montezemolo, n.1 Ferrari, a lamentarsi dell’inerzia del governo. Il premier mostra di non voler capire che la tattica di favori e regali ai suoi amici non è politica industriale e non fa il bene del Paese.
Il caso vergognoso dell’Alitalia, tutto a carico del contribuente, ne è un chiaro esempio. L'Italia ha bisogno di politiche economiche che permettano alla nostra gente di avere gli strumenti di lavoro per competere con le altre nazioni del globo. Recentemente Sergio Romano, sulle colonne del Corriere della Sera, ha osservato che il premier, se condannato in primo grado, potrebbe anche continuare a governare. Chiedo: succede a chiunque una cosa del genere? Un docente condannato in primo grado per rapporti sessuali con una minorenne continuerebbe a insegnare e parteciperebbe alle riunioni collegiali e ai colloqui con i genitori? Una maestra d'asilo condannata per pedofilia continuerebbe a stare in classe?
Un premier di livello europeo ricoperto di accuse tanto gravi avrebbe la faccia di presentarsi alle riunioni internazionali?
E soprattutto, visto che rappresenta la Nazione: riscuoterebbe la fiducia dei suoi interlocutori e degli altri leader stranieri?
Il premier farebbe dunque il bene del Paese se desse le dimissioni.
Inoltre vengono dei legittimi e ulteriori dubbi, oltre a tutti quelli che sono venuti in 15 anni del suo governo: che faccia delle leggi per cancellare i suoi processi, salvare la sua posizione di privilegio, mettere lui le manette ai giudici.
Non ci si rende conto che stiamo passando dal conflitto di interessi all'eversione nei confronti delle istituzioni repubblicane e democratiche?
Gli italiani dovrebbero capire che è stato un errore dare credito ad un personaggio che ha avuto 15 anni per fare la rivoluzione liberale che aveva promesso e che ha trasformato invece l'Italia in un regime populista e autoritario, in una società che mantiene un apparato democratico da un punto di vista meramente formale, ma che ha perso la sostanza delle autentiche democrazie liberali.
Che ha infangato l’Italia con i suoi orribili comportamenti fino a farla diventare il Paese più deriso del mondo.
Forse il prof. Romano vuole salvare il premier?
Io vorrei invece che si salvasse l'Italia.

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