23 marzo 2011

A Sud dell’Italia. Seconda parte.

La Libia.

http://paologls.blogspot.com/2011/02/sud-dellitalia-se-non-si-studia-lafrica.html


Da 5 giorni è in vigore la Risoluzione Numero 1973 dell’ONU sulla crisi libica. Per 4 giorni aerei di diversi Paesi europei hanno bombardato impianti e basi in Libia. Il mondo è stato lento ad occuparsi della crisi libica, ma la risoluzione 1973 è giunta all’improvviso e risulta scritta in modo confuso.
La Libia è uno stato sovrano presente nell’ONU e riconosciuto da tutti i Paesi del mondo. Negli ultimi 10 anni Gheddafi aveva ripristinato buone relazioni con tutto il mondo occidentale senza eccezioni, USA compresi, e instaurato un rapporto di vera e propria alleanza con l’Italia diretta dal premier Berlusconi. La critica che questo blog ha espresso su tale alleanza e sui conseguenti accordi, tutti a favore del regime di Gheddafi, è quasi un’eccezione nel panorama politico italiano.

http://paologls.blogspot.com/2010/10/storie-di-mari-e-migranti.html

Quando un anno fa Gheddafi venne in visita a Roma con le sue cortigiane, attendato a Villa Pamphili, e il premier italiano gli organizzò perfino un incontro con 85 escort pagate dai contribuenti italiani 100 Euro l’ora ci furono, tutto sommato, proteste contenute.
E anche quando gli “amici” libici, come li definì il governo nell’occasione, spararono contro i pescatori italiani su un battello regalato dall’Italia alla Libia pochi furono coloro che chiesero a gran voce l’azzeramento degli accordi Italia-Libia (oltre ai pescatori e a questo blog pochissimi politici; molti espressero perplessità che è un modo italiano per non dire niente).

E’ evidente che l’Italia rischia più di tutti i suoi partner europei.
I soldi buttati dal governo del premier e regalati a Gheddafi, le armi, le navi e gli aerei donati o venduti con mutui trentennali non ce li ridarà più indietro nessuno.
In un mese di crisi il governo non ha saputo costruire una sola iniziativa politico-diplomatica che evitasse la situazione attuale. I primi due giorni di crisi il premier e Frattini erano per il “non–intervento”. Quando hanno visto che gli “insorti” erano alle porte di Tripoli, senza premurarsi neanche di verificare le notizie, che erano per lo più false, hanno cambiato idea e hanno cominciato a parlare di “rispetto dei diritti umani”.
Poi c’è stato il premier francese che, incurante del politicamente corretto, si è napoleonicamente autonominato presidente in campo di tutte le forze militari contro Gheddafi.
Da allora, paurosi di essere scavalcati dagli altri e soprattutto dai francesi, immemori per ignoranza dello “schiaffo di Tunisi” del 1881, ma probabilmente sensibili a complessi di inferiorità riguardo a iniziative militari, i rappresentanti del governo, in particolare il Ministro La Russa, si sono distinti per dichiarazioni guerresche in cui sembrava che della task force in campo per applicare la No Fly Zone gli italiani dovessero essere i primi o quasi: “l’Italia non è seconda a nessuno” ha detto il Ministro il primo giorno della risoluzione ONU.
La sera seguente i primi bombardamenti, con i giornali che sparano in prima pagina “ci sono anche i Tornado italiani!” e le dichiarazioni di Gheddafi sul premier Berlusconi traditore, si fa una nuova marcia indietro e il governo dichiara: “i nostri aerei non sparano, vanno solo a cercar radar”. Nessuno dice cosa fanno se li trovano.
Inoltre, c’è un altro mezzo ripensamento: si dice che è meglio un comando unificato NATO e si minaccia di chiudere le basi. Le basi italiane della Nato sono ad Aviano in Friuli, Camp Ederle a Vicenza, Ghedi in Lombardia, Camp Derby a Livorno in Toscana, Gaeta nel Lazio, Napoli, Gioia del Colle in Puglia, Sigonella in Sicilia. Il Centro Ricerche è a La Spezia, la Scuola Comunicazioni è a Latina e i Comandi sono a Roma, La Spezia, Latina e Napoli.
Non credo che sia pensabile un comando NATO unificato nel Mediterraneo senza la Turchia, contraria all’intervento.
Quindi la speranza italiana che “alla guerra si vada insieme” è un’infantile illusione. Ognuno farà da solo in linea con i propri interessi nazionali e alla faccia dell’Europa unita e del diritto di tutti nel mondo di far valere la propria opinione.
Il governo, invece di aspettare le decisioni degli altri, dovrebbe sviluppare iniziative diplomatiche originali e “forti” e cercare le vie della trattativa con l’aiuto dei paesi arabi, africani e occidentali che non vogliono vedere la Libia ridotta come l’Irak o la Somalia.
La nullità politica internazionale del premier italiano, lesto ad organizzare festicciole con le escort, ma incapace di articolare una politica estera che vada al di là dei suoi interessi personali, è evidente.
Dovrebbe dimettersi non per il caso Ruby, o per lo meno non solo per quel caso che infanga l’immagine dell’Italia in tutto il mondo, ma perché si dimostra incapace di gestire le relazioni dell’Italia con il resto del mondo.
In ogni caso tutto si può accettare meno che un silenzio di un mese e una serie di tentennamenti che neanche un Savoia…
Non è un caso che l’inviata di Obama, Nancy Pelosi, sia andata a parlare della crisi libica col Presidente Napolitano e non con il premier.
Se l’Italia ha fatto male, l’ONU ha fatto malissimo, e Francia e Regno Unito hanno fatto peggio.
La risoluzione è passata a stento: 10 voti a favore e 5 defezioni importanti: Cina, Russia, Germania, Brasile e India.
I rappresentanti tedeschi hanno detto che l’azione militare può andare fuori controllo e condurre ad un "large scale loss of life", una perdita di vite su larga scala.
L’India ha affermato che non ci sono sufficienti informazioni sul campo per intervenire in modo appropriato e corretto.
La Russia ha escluso il suo intervento.
La Cina è molto critica e irritata.
La maggior parte dei Paesi africani e arabi è contraria e sospetta che la No fly-zone sia una scusa per un’ingerenza indebita negli affari della Libia. Il segretario della Lega Araba è a favore. L’Unione Africana è contraria.
La Risoluzione non parla solo di No Fly Zone, ma di adottare tutte le misure necessarie per proteggere i civili in Libia: “all measures necessary to protect civilians in Libya”.
E se sono gli insorti a bombardare e uccidere i civili? E i bombardamenti francesi e inglesi tutelano i civili?
Come è successo in Irak e in Afghanistan?
La rimozione del potere di Gheddafi non è negli obiettivi della Missione anche se si fa strada l’idea che se Gheddafi vince l’instabilità nel Mediterraneo sia destinata a crescere.
La Risoluzione è stata opera dei francesi e degli inglesi.
Su questa crisi vengono dette molte bugie. In un primo tempo si raccontava che gli insorti stavano avendo ragione del regime di Gheddafi. Difficile pensare che gente inerme, a mani nude, riesca a sconfiggere un regime solido in due soli giorni.
Chi li arma? Chi c’è dietro di loro? Le tribù beduine non hanno denaro e competenze per gestire un conflitto di tali dimensioni.
Il rappresentante inglese all’ONU Mark Lyall Grant ha detto che la Risoluzione è passata per porre fine alle violenze, "protect civilians" and let Libyans "decide their own future".
Avevamo sentito queste belle parole dette da rappresentanti inglesi anche a proposito dell’Irak. Allora l’esecutivo era retto dal laburista Blair che sostenne Bush nelle bugie usate per attaccare l’Irak e distruggerlo, oggi c'è il conservatore Cameron.
Cambiano i leader inglesi, ma gli inglesi non cambiano mai.
Si sa poi come è andata a finire in Irak: una catastrofe che continua ancora oggi tutti i giorni.
Si dice che reparti britannici in incognita già affiancherebbero “gli insorti” nelle operazioni militari sul territorio, cosa che la Risoluzione ONU proibisce, e si ipotizza che siano già attivi anche i militari francesi: un preludio di guerra su larga scala?
Mettiamola così: immaginiamo che un Paese sovrano in buone relazioni col mondo intero subisca in casa propria un tentativo di colpo di stato. Che si fa? Si aspetta che l’ordine sia ripristinato, vero?
Nel caso della Libia di Gheddafi questo non è successo, è accaduto il contrario. Si dice: è un dittatore spietato, ha ucciso e affamato i libici. E’ vero, ma dovevate dirlo prima: quando dicevate il contrario.
La realtà è che con Gheddafi, quello che ha cacciato gli italiani nel 1970 rubando impunemente tutti i loro beni, si fanno ottimi affari. Non solo gli italiani con il petrolio e la vendita di armi: anche i francesi prendono petrolio e vendevano Mirage fino all’altro giorno, gli inglesi, i tedeschi, tutti.
Oggi la guerra si fa per le stesse ragioni per cui si faceva la pace: per il petrolio. Infatti l’ONU non è stato convocato da Parigi e da Londra per nazioni dove sono in corso devastanti guerre civili.
Un esempio? La Costa d’Avorio, dove muoiono ogni giorno centinaia di persone inermi e nessuno se ne interessa.
Insomma le nazioni occidentali, in particolare Regno Unito, Francia e USA, con la falsa scusa della “democrazia” pensano solo a curare i loro interessi economici, commerciali e politici.
Come nel 1991 quando in Algeria si svolsero regolari elezioni politiche, ma vinse il FIS, il Fronte Islamico di Salvezza che avrebbe instaurato la Sharia e iniziato una politica antioccidentale e antifrancese. Così il risultato delle elezioni non fu rispettato, e con il beneplacito dello spionaggio francese e americano ci fu un colpo di stato: l’Algeria si schierò con l’Occidente e a nessuno venne voglia di parlarne anche se per anni ci fu una orribile guerra civile. Come dire: “ ci vanno bene le elezioni, ma solo se vincono i nostri candidati”...
Si dice che la guerra finirà in pochi giorni, ma io dubito che sia come vorrebbero far credere.
La Libia può comprare armi dal Ciad di Idriss Deby, grande sostenitore di Gheddafi. Si sa che l’ambasciatore libico a N’Djamena è accusato dalle Nazioni Unite di aver reclutato mercenari per sostenere l’esercito libico. Altri aiuti giungeranno da Sud da paesi amici del regime di Tripoli: Mali e Niger; o da ovest: dall’Algeria, seppure clandestinamente. Vogliamo estendere la No-fly zone a tutta l’Africa del Nord? E poi?
Intanto si intensifica il senso di divisione che i libici avvertono in questi giorni: da una parte l’est aiutato e già influenzato dagli stranieri, dall’altra l’ovest, in particolare i due milioni di abitanti di Tripoli che non hanno protestato contro Gheddafi, che inizia a sentirsi accerchiato dalla propaganda del colonnello e dall’intervento militare straniero che appare ai loro occhi come un'operazione di stampo coloniale.
Quando la Libia sarà divisa e smembrata in più regioni ci ricorderemo degli errori di questi giorni. Anche il popolo libico se ne ricorderà.

Paolo Giunta La Spada

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