13 giugno 2011

Italia mia...

Che il referendum abbia cancellato l’incerta possibilità che il nucleare prendesse piede in Italia è un bene. Anzitutto è un bene per il premier; diciamo come stanno le cose: il nucleare il premier l’aveva lanciato solo a chiacchiere. Com’è nel suo stile. C’era l’idea, un vago sentore del tempo necessario a produrre l’impresa, cioè vent’anni, cioè una vita. Non erano state individuate le città vicine alle centrali, i campi da espropriare, i siti dove “sistemare” le pericolosissime scorie radioattive, le strade e le ferrovie lungo le quali l’uranio sarebbe stato trasportato e consegnato, l’organizzazione e le mani militari e della sicurezza che avrebbero necessariamente presidiato ogni fase della presunta produzione di energia. Insomma il governo del premier il nucleare l’aveva “fatto” come molte altre cose: chiacchiere, bugie e slogan. Cioè ZERO.
In ogni caso le pochissime centrali, in questo nebuloso e pericoloso progetto, avrebbero avuto un impatto assai scarso sul fabbisogno energetico nazionale: pochi punti in percentuale.
Infine, se solo avesse diramato la lista delle città coinvolte con le centrali nucleari sarebbero partite le rivolte, i blocchi, le moratorie, i progetti rivisti a data da destinarsi… Si sa come succede: magari siamo d’accordo… ma mai vicino casa nostra...
E poi se i tempi sulla carta erano ventennali figurarsi nella realtà: sarebbe passato mezzo secolo. Basta farsi un giro sulla Salerno Reggio Calabria o dare un’occhiate alle splendide incompiute di tutta Italia per rendersi conto che, referendum a parte, il progetto nucleare si sarebbe arenato ben presto.
E poi chi avrebbe voluto un bel reattore nucleare con i suoi effluvi cancerogeni accanto o vicino casa propria? In 30 anni di insegnamento ho sempre sentito genitori che dicono “ dovete bocciarli senza pietà!!!”, ma i figli “da bocciare!!!” sono sempre quelli degli altri perché quando dico ”in effetti suo figlio…”, “ma come professore, non mi dica, l’aiuti la prego, per favore, ma che mi sta dicendo, suvvia…”.
Che fortuna il premier: si è tolto un bel problema, non sapeva proprio come procedere, il suo governo non è stato in grado neanche di sistemare i residui della centrale di Montalto, quella di 36 anni fa.
E poi reattori nucleari in una terra fortemente sismica e montuosa come l’Italia? Ma per piacere!
Che fortuna anche per noi italiani perché l’assenza del nucleare da oggi in poi deve trasformarsi in un orgoglio nuovo. Gli stranieri devono essere invitati a visitare l’Italia come una terra unica al mondo non solo per le sue straordinarie bellezze, ma anche perché non gli capiterà mai quello che potrebbe capitargli in un’altra nazione del mondo: prendersi un bel tumore mangiando vegetali radioattivi o bevendo liquidi inquinati, come in Germania dove la birra ha un tasso elevatissimo di radioattività, ammalarsi per l’aria venefica che respirano come in Giappone, in Svezia o in Francia, fare una foto e scoprire che in fondo al panorama c’è una orrida produzione di uranio attivo con i suoi fumi grigi.
L’occasione unica che ora ha l’Italia è quella di rilanciare la sua immagine di terra incontaminata e meravigliosa: unica al mondo!
E’ l’ora che si capisca che i cinesi possono copiare auto, calzature, macchine e frigoriferi, ma non potranno mai copiare lo Stivale, le meravigliose Alpi a Nord, il mare di Sicilia a Sud, le acque turchesi della Sardegna a ovest, il tacco pugliese con i suoi ulivi secolari e il mare verde smeraldo a est. Non potranno imitare gli Appennini con le nostre cittadine incastonate come perle di roccia su creste montane di inusitata bellezza, la distesa delle verdi colline che come campi da golf scivolano da Toscana, Umbria e Marche, tra un calanco e l’altro, verso la sagoma del Monte Conero e s’allungano poi verso più dolci distese fino alle fiorenti pianure del Nord.
Il paesaggio italiano deve tornare ad essere non solo il nostro legittimo e fondato orgoglio, ma anche l’occasione irripetibile del nostro rilancio economico.
La bellezza d’Italia è una risorsa economica inestimabile.
Dobbiamo proteggerla come il più prezioso dei santuari.
Come la verginità di un antico tempio sacro.
Venerarla non a chiacchiere, ma con i fatti.
Gli architetti devono smetterla di pensare ai soldi legati a basse prestazioni professionali, ma devono ritrovare il gusto e la passione italiana delle cose belle, equilibrate, di quella semplicità armoniosa che è spesso bellezza.
L'Italia che ha avuto in Biagio Rossetti il primo urbanista della storia mondiale nella Ferrara degli Estensi a fine '400, deve riprogrammare lo sviluppo dei suoi centri urbani, valorizzare gli spazi, ricostruire la cultura del bello nei centri e nelle periferie.
I contadini devono rendersi conto che non si costruisce abusivamente, non si piantano alberi errati per il nostro territorio, non si usano diserbanti che, portati a valle dalla pioggia, uccidono i filari di querce secolari e i boschi.
Gli amministratori devono pensare con orgoglio al bene pubblico e alla salvaguardia del paesaggio. Le antenne, i ripetitori, gli impianti industriali, i capannoni vanno fatti dove non disturbano il più prezioso dei beni: il nostro paesaggio, la bellezza d’Italia.
Gli industriali si prendano le loro responsabilità: sono 20 anni che fanno speculazioni finanziarie e si mettono d’accordo col premier monopolista.
Ora: che investano sul valore aggiunto da produrre in Italia, sul Made in Italy, su un paese che ha ancora voglia di riprendere la corsa, il Rinascimento, la riscossa.
Si recuperino i nostri marchi, le industrie chiave, i nostri tesori culturali e artistici, si investa sulla nostra cultura, si sviluppi la creatività d'impresa.
Si salvi il nostro patrimonio architettonico.
Si ritrovi il gusto italiano per il lavoro fatto bene, il mattone ben tagliato, il marmo, il legno e la pietra lavorati a regola d’arte, il vetro e il ferro forgiati come solo da noi.
L’Italia che ha più artigiani di tutta Europa, l’Italia che ha costruito pievi e castelli, cattedrali e torri, fortilizi e palazzi delle feste deve riscoprire la sua vocazione al bello e radicarla nuovamente al territorio, al piano regolatore intelligente, alla gestione accurata e prudente delle sue risorse naturali.
Che si rilanci l’energia idroelettrica: abbiamo una geografia fatta apposta.
Senza l’idroelettrico le rinnovabili non basteranno.
Che si facciano subito piani energetici nazionali e regionali che proteggano il territorio dagli scempi, dai condoni disonesti, dalle prescrizioni per scadenza dei termini.
C’è una nuova maggioranza in Italia: che il premier ritorni ad Arcore con le sue "escort" e lasci per sempre l’Italia agli italiani che ogni giorno lavorano con l'orgoglio di ricostruire il nostro Bel Paese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

Nessun commento: