18 agosto 2011

Italiani senza Storia

Cari lettori,
l’economia è vitale per tutti noi, ma oggi vorrei parlare dell'ultimo grave "infortunio" del governo del premier. Che i provvedimenti finanziari del governo non servano a nulla lo sapete: siamo tutti più poveri e tassati a causa di misure inique e folli che non sono nè riforma fiscale, nè riforma della finanza per rilanciare la voglia di imprendere in Italia. Sembra che il governo sia impegnato a scoraggiare o deprimere ogni residua voglia di investimento nella penisola. Ma quello che mi sta a cuore oggi è l’insipienza cafona e volgare con cui si suppone di cancellare le nostre tre feste nazionali: 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno. Succedesse in un altro Paese, non dico europeo ma anche del Terzo Mondo, ci sarebbe una rivoluzione e li spellerebbero vivi, quelli col fazzoletto verde che stanno seduti all'inno di Mameli per primi. Pensate se in Francia cancellassero il 14 luglio... Ora, dicono gli ignavi, si spostano alla domenica prima o dopo, non è che si cancellano. No signori, spostarle alla domenica significa abolirle. La vita di ognuno di noi è fatta di giornate storiche, celebrazioni, vittorie e sconfitte. Così una nazione. E’ questo che dà significato all'esistenza di un uomo come alla vita di una nazione. Saper conservare il ricordo di ciò che porta significato, emozioni e valori. La memoria di ciò che è successo nella storia è patrimonio indissolubile della nostra civiltà. Non si sposta, non ci si gioca, non si cancella.
Non si tocca.

Paolo Giunta La Spada

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