31 dicembre 2012

L'ultima occasione. Seconda parte.

L'ultima occasione. Seconda parte.

Il Movimento 5 stelle, considerando le origine identitarie di molti dei suoi simpatizzanti, porterà via voti che al 90 % dovevano andare al PD.
C'è tanta gente in giro che ha sempre votato PD e ora, anche per l'appoggio del PD a Monti, vuole votare M5S.
Su questo blog, nei post degli ultimi 12 mesi, trovate molte opinioni sul M5S, chi vuole le può leggere.
Il movimento è una risorsa per il Paese, ma rischia di essere politicamente non spendibile a causa di una contrapposizione feroce di Grillo al dialogo con le altre forze politiche e di un'ancora più detestabile avversione alle stesse istituzioni repubblicane.
Sicuramente manderanno in Parlamento molti sconosciuti che, c'è da esserne certi, in capo a pochi mesi passeranno ad altre forze parlamentari o formeranno liste autonome.
Difficile che il M5S possa governare l'Italia senza indicare agli elettori un possibile premier, o almeno un ministro, un programma chiaro e coerente.
Molti italiani voteranno M5S solo per "mandare a casa" quelli che sono oggi in Parlamento: che cosa sarà dell'Italia negli anni a venire, purtroppo, non è contemplato.
E' facile prevedere che il giorno dopo le elezioni ci saranno dichiarazioni da stadio di Grillo e grandi festeggiamenti nel M5S con ampia risonanza internazionale.
Seguirà una totale incapacità a contribuire al governo effettivo del Paese.
Spero di sbagliarmi.

Il Partito Democratico conta sull'immagine dell'"usato sicuro" creata dal suo stesso leader, Pier Luigi Bersani. Non sarà una Ferrari nuova fiammante, sembra dirci, ma una berlina che alla fine sa macinare chilometri in sicurezza e non percorre strade nuove o sconosciute. Affidabile e sicura, forse noiosa e poco eccitante.
Lo accusano di essere troppo uomo di apparato legato ai mille equilibri di potere interni al partito. Ha l'indubbia qualità di avere già avuto esperienza di governo ai tempi di Prodi, appare come una persona onesta, moderata, dotata di troppo realismo politico. Non ha il dono dell'eloquenza, non sa parlare alla gente spiegando con semplicità le cose che la gente sa intendere, a volte ricorre ad astruse metafore di un politichese che farebbe bene ad evitare, non è un maestro di strategie del consenso.
Il PD rappresenta l'unica possibilità che ha il Centro Sinistra di vincere le elezioni.
Piaccia o no, se non si vuole che il Centro Destra riporti con Berlusconi in auge i vari Cicchitto Gasparri Gelmini Rotondi e La Russa, si deve passare per una solida vittoria del PD alle prossime elezioni.
Sono convinto che molto di più poteva essere fatto da tutte le forze della Sinistra, PD compreso, per sviluppare un laboratorio di idee e scrivere un programma comune di governo per l'Italia.
Pur tra mille incertezze e fragilità il PD ha mostrato segni inequivocabili di cambiamento democratico e liberale in due occasioni: le primarie, in cui i simpatizzanti del Centro Sinistra hanno scelto il loro leader tra Vendola Puppato Renzi e Bersani; e il giorno in cui D'Alema e Veltroni, a differenza di altri vecchi leader imbalsamati della politica italiana, hanno dichiarato di non candidarsi alle elezioni.

Sinistra e Libertà di Niki Vendola ha capito il rischio della dispersione di voti e ha raggiunto un accordo con il PD. Con tale scelta SeL riuscirà a incidere molto di più di tutti gli altri sulle prospettive politiche del Centro Sinistra.

L'Italia dei Valori di Di Pietro ha sofferto le inchieste di Report su RAI 3, poi in parte smentite dallo stesso Di Pietro, ma tutto il partito sembra in crisi, superato dal Movimento 5 Stelle che attinge a un serbatoio di voti vicino all'area giustizialista dell'ex-pm. Il numero due dell'IdV, Massimo Donadi, ha lasciato il gruppo perchè avrebbe preferito una linea politica di confronto col PD ed è difficile dargli torto.

L'ex-magistrato Ingroia ha deciso di candidarsi a premier con il Movimento degli Arancioni. E' appoggiato dal Movimento contro la mafia delle Agende Rosse guidato dal figlio del giudice Borsellino: Salvatore. La scelta è in diretta polemica con il PD accusato di essere eccessivamente moderato nelle scelte politiche strategiche o poco chiaro e coraggioso nella presunta trattativa stato-mafia. Con il suo nuovo gruppo uno stuolo di comunisti come Ferrero e Diliberto. Dubito che raggiunga il quorum necessario per entrare in Parlamento e se anche riuscisse resta il fatto che da solo nessuno è in grado di vincere.

La divisività regna sovrana in Italia e in particolare nel mondo di Sinistra: è molto diffuso l’ideale snob di un certo tipo di Sinistra, colto, sofisticato, autoreferenziale.
Una minoranza, lontana dall'Italia reale della gente comune, che non sa o non vuole diventare maggioranza perché il governo reale dei territori conduce spesso al compromesso, alle scelte, alle trattative, al rispetto del volere della maggioranza che non necessariamente coincide col proprio. Come con la TAV in Val di Susa, tema che non discuto perchè non ho la competenza per farlo: tutti i partiti anti-TAV hanno regolarmente perso le elezioni in Piemonte e perfino in Val di Susa.
Questo tipo di Sinistra, orgogliosa della sua presunta purezza, non comunicherà mai col mondo reale e farà di tutto per disperdere voti, perdere le elezioni e regalare l'Italia alle Destre più illiberali.

Si sta chiudendo l'anno e tutto lascia pensare che per l'Italia, divisa e confusa, non ci sia speranza.

Eppure sono certo che nel giro di qualche anno riprenderemo a volare. Noi italiani siamo grandi lavoratori, abbiamo fantasia e capacità.
Il Paese ha bisogno di pulizia e di sconfiggere tutte le mafie. Ma ha anche bisogno di dialogo e forte unità.
Dipende da noi.

Felice anno!

P.S.: se questo blog vi piace diffondetelo, per favore. E' nato poco meno di 3 anni fa, nel 2010 18 post, nel 2011 30 post, nel 2012 56 post. In tre anni ha avuto circa 12.000 visitatori unici, un bacino di circa 1.000 lettori in 91 nazioni del mondo, un'area di cento lettori abbastanza abituali. Il post IL POPOLO PONTE è stato letto da 2.000 persone. Poco, pochissimo: conto quindi sul vostro aiuto. Grazie. E poi scrivete commenti. Dite la vostra. Condividete e grazie ancora...


A gennaio prometto di riprendere a parlare d'Africa...

Paolo Giunta La Spada per Italy & World.

30 dicembre 2012

L'ultima occasione

L'ultima occasione. Prima parte.


Io, sull'Italia, non so più che cosa scrivere. Sono circondato da connazionali che hanno la vocazione suicida a distruggere tutto quello che c'è di buono, ed è tanto, nel nostro Paese.
Chi ha letto gli ultimi 12 o 13 mesi di post su Italy & World sa che un'occasione è stata già persa: oltre a salvare l'Italia dalla bancarotta si poteva cambiare la legge elettorale e si dovevano ridurre drasticamente i costi della politica, delle aziende partecipate dello stato, delle mafie locali e nazionali che avviliscono il Paese e lasciano poco spazio al merito e al talento degli italiani che lavorano.

Ora, come in un gioco che sa di tragico, proverò a tracciare le possibilità di voto che hanno gli italiani.

Parto da un presupposto altrettanto tragico, ma tipico del nostro amato Paese.
Il presupposto, non del tutto scontato ma quasi certo, che in Italia ci siano due blocchi.
Uno di Destra e uno di Sinistra.
Dalle elezioni del 1948 fino ad oggi è sempre stato così.
I voti si spostano da un partito all'altro, ma raramente passano da un "blocco" all'altro.
E' la nefasta conseguenza di divisioni storiche già esistenti, ma esasperate dal fascismo; acuite dalla guerra civile tra italiani durante la guerra, rimaste intatte nella contrapposizione feroce tra Democrazia Cristiana a Partito Comunista Italiano ai tempi dell'URSS, di nuovo riproposte nel berlusconismo - antiberlusconismo degli ultimi 18 anni.

In Italia la democrazia è fragile e l'avversario politico viene sempre trasformato in un nemico.

La Destra non è mai stata liberale, ma è sempre stata influenzata, in passato come oggi, da una cultura d'origine cattolica sovente retrograda e bigotta, o ancor peggio, da una "cultura del leader" violenta e dai contorni fascisti, o di netto stampo populista.

Una autentica cultura di Destra, liberale e conservatrice al tempo stesso, è oggi rappresentata da Monti, sempre che riesca a sfuggire all'abbraccio mortale di Casini e del Vaticano.

La Sinistra non è mai stata socialdemocratica, ma in Italia è sempre stata comunista almeno fino al 1991. Nel 1989 crolla l'URSS e nel 1991 il segretario del PCI Achille Occhetto cambia il nome al partito. Diventa Partito Democratico della Sinistra. Poi trasformato in Partito Democratico ai tempi di Veltroni.

Di comunista nel Partito Democratico non c'è nulla, così come di comunista nel mondo, al di là del nome, delle bandiere e delle apparenze, non c'è più nulla.
Il comunismo, sarebbe bene dirlo e vederlo scritto più di frequente e non solo nei giornali di destra, ha prodotto, a dispetto degli obiettivi utopici e luminosi, dittature spietate che non hanno mai interrotto o mutato lo sfruttamento dei lavoratori esistente nel mondo liberal-capitalistico.
Anzi, quasi sempre, l'hanno peggiorato perchè hanno cancellato qualsiasi mobilità sociale, distrutto qualsiasi talento, eliminato ogni libertà civile.

Credo che il presupposto dei "blocchi" in Italia funzioni ancora, anche se possiamo chiederci se le nuove formazioni politiche e il clima di crisi possono cambiare la mia teoria.
Io non lo credo.

Qualche mese fa avvertivo su questo blog, e anche sul mio profilo FB, che i sondaggi che davano il PD facilmente vincente erano errati. Errati perchè il 50% degli italiani non aveva ancora deciso per chi votare e, sostenevo, di questo 50% la stragrande maggioranza era di Destra.

Oggi la situazione sta cambiando. Come avevo previsto nel post "La Trappola" dello scorso gennaio 2012, gli iniziali consensi a Monti si sono trasformati in diffusa condanna popolare.
Chi può appoggiare Monti?
Quali ceti sociali, visti i mancati tagli alla politica, l'ambiguità e lo scarso coraggio dimostrato?
Non credo che la sua "agenda" possa raccogliere consensi tali da portarlo a Palazzo Chigi in virtù dei voti ricevuti da Casini e dagli altri "centristi".
Se il prof. Monti sarà chiamato a governare sarà più per le sue qualità tecnico-professionali e per l'immagine positiva che sa dare del nostro Paese nel mondo politico internazionale, non certo per i pochi voti che gli elettori daranno alle cosiddette "liste di centro".
Non è trascurabile, ma è destinato a fallire, il tentativo di avere il voto dei cattolici portato avanti dal ministro Riccardi, ma è difficile pensare che l'agenda Monti possa coniugare le esigenze dell'alta borghesia italiana dei Montezemolo con i diritti dei più poveri.
E' l'ennesima dimostrazione di come il mondo cattolico istituzionale sia incline, a dispetto dei valori che dichiara di rappresentare, a schierarsi sempre e comunque con il potere costituito: prima con il fascismo delle leggi razziali, poi per 50 anni con la DC di Andreotti, poi con Berlusconi, e oggi diviso tra Berlusconi e Monti.
Non c'è bisogno di ulteriori commenti...

L'elettore di Destra, oltre a Monti, ha altre due opzioni.

La prima è il solito Berlusconi: con una campagna elettorale senza alcun contenuto esclusa l'abolizione dell'IMU, ha già convinto molti italiani che non hanno capito che con lui Equitalia continuerà come con Monti, se non peggio.
L'ex-premier, infatti, più che agli italiani che lavorano pensa a sè stesso e a salvaguardare il suo impero fatto di banche, giornali, case editrici, televisioni, supermercati e società sportive.
Con lui, se dovesse vincere, ritornerebbe il corteo di "escort" promosse sul campo come assessori o ministri della nazione, incompetenti, siliconate e cialtrone.

L'altra opzione è la costola che si è appena staccata dal PDL: i "Fratelli d'Italia", Destra Nazionale, di La Russa e Meloni, sembra davvero la fotocopia sbiadita e rimpicciolita del PDL anche perchè ha già dichiarato di essere pronta all'alleanza col PDL.
Insomma, che si sono staccati a fare, verrebbe da dire, sono stati al governo con Berlusconi negli ultimi 15 anni, ma agli ex-fascisti probabilmente piace contarsi. Di certo puntano sul fatto che molti elettori di Destra hanno giurato a sè stessi di non votare più Berlusconi dopo averne verificato le attitudini non edificanti, l'insipienza governativa, e la capacità con cui riusciva e riesce ad infangare l'immagine della nostra Italia nel mondo.

Lapsus freudiano, dimenticavo la Lega...
Anche se Maroni tenta di far apparire il contrario, sono già pronti ad una nuova alleanza con Berlusconi-PDL.
La loro esperienza politica è comunque al tramonto: volevano cambiare l'Italia e si sono cambiati solo lo stipendio.
Gli scandali e le ruberie fatte dal Trota e dai suoi amici rimangono indelebili nella storia e non credo siano dimenticati presto se Berlusconi non presta aiuto con le sue televisioni.

Ci saranno elettori di Destra che non andranno a votare, pochi secondo me, e altri che voteranno Grillo, anche questi pochi.
Domani parliamo della Sinistra.

(continua)

Italy & World

28 dicembre 2012

28 dicembre 1943

E' il 24 luglio 1943, è sera. Siamo a Palazzo Venezia, a Roma. Il Gran Consiglio del fascismo, in un'atmosfera carica di tensione, si appresta a passare la notte per discutere la mozione firmata da Dino Grandi. Mussolini è accusato di aver dichiarato la guerra nonostante il parere dichiaratamente contrario delle Forze Armate, impreparate al conflitto, e della maggioranza del Consiglio.
Il 10 luglio, due settimane prima, ingenti forze armate anglo-americane sono sbarcate in Sicilia: l'invasione d'Italia è imminente.
Tre mesi prima, a marzo, gli scioperi alla FIAT di Torino e nelle altre industrie del Nord hanno bloccato e sabotato la produzione bellica destinata al fronte. Il malcontento dilaga.
La mozione Grandi è approvata e il giorno seguente, il 25 luglio, Mussolini si reca dal re convinto che il sovrano, che gli ha regalato il potere subito dopo il 28 ottobre 1922, possa soccorrerlo ancora una volta come è accaduto in passato.
Il colloquio si trascina in una sterile cortesia di facciata, il voto del Gran Consiglio è noto al re che congeda Mussolini con gelida etichetta, i Carabinieri lo prendono in consegna: il regime fascista è finito.

La sera stessa, nella loro povera casa di campagna, a Campegine di Gattatico, in provincia di Reggio Emilia, Alcide Cervi offre una pastasciutta per festeggiare.

Alcide ha 7 figli maschi e due figlie femmine.
A casa loro ci sono gli amici di mezzo paese, si brinda, si mangia tutto quel poco che una casa di poveri mezzadri può offrire.
Si immagina un nuovo futuro per l'amata Italia, senza più dittatura, con la libertà del lavoro e delle opinioni.
Ci sono anche i fascisti che si tolgono la camicia nera, i Carabinieri col bicchiere di vino rosso in mano, arrivano notizie che in città, a Reggio Emilia, hanno distrutto le insegne del fascismo, sono scesi in piazza col tricolore, si è vista perfino qualche bandiera rossa.

Il nuovo governo Badoglio non fa le uniche due cose che dovrebbe: far saltare il passo del Brennero e parlare alla nazione del diritto ad un nuovo futuro per l'Italia.
Non fa niente per sbarrare il passo a un milione e mezzo di soldati tedeschi che invadono l'Italia. L'8 settembre 1943 alla radio tutti ascoltano il confuso comunicato che annuncia la fine delle ostilità contro le potenze alleate.
Il comportamento ambiguo e pavido del re Savoia e di Badoglio lascia l'Italia allo sbando.

Le truppe tedesche sanno della resa prima dei soldati italiani. I tedeschi attaccano le postazioni italiane, molti militari si disperdono salvo ricostituire il nuovo Esercito Regio badogliano.
I fascisti si riorganizzano con la Repubblica Sociale dove uno spento Mussolini recita ancora nel ruolo del dittatore senza averne nè il potere, nè la convinzione.
Nelle città si organizza la rete clandestina della Resistenza al fascismo e in montagna già si combatte contro i tedeschi e contro i fascisti italiani loro servi.

A casa Cervi l'estate passa in febbrile attività: si ospitano i prigionieri fuggiti, i soldati alleati inglesi, russi, zelandesi, francesi. I fratelli collaborano con i GAP, Gruppi di Azione Partigiana, portano armi in montagna, organizzano trasporti e staffette.
Aldo, il terzo dei 7 fratelli, è già presente in diverse azioni di combattimento contro tedeschi e fascisti.

Il 25 novembre 1943, alle 6.30 del mattino, 150 fascisti circondano la casa di Alcide Cervi e la bruciano.
I sette figli tentano una disperata resistenza, vengono arrestati, interrogati e torturati. Gli offrono di salvarsi la vita entrando nella Guardia Repubblicana di Salò. Rifiutano sdegnati e cercano di evadere: l'appuntamento per la fuga è la notte di Natale, il piano sfuma e rimandano la fuga alla notte di Capodanno. Ma iI 27 dicembre viene ucciso da ignoti il segretario fascista di Bagnolo in Piano.

All’alba del 28 dicembre vengono prelevati i 7 fratelli e Quarto Cimurri, loro amico.
Al padre viene riferito che "sono stati trasferiti a Parma per il processo: di non preoccuparsi, stanno bene".
In realtà, dopo altre torture, sono condotti al Poligono di tiro di Reggio Emilia. Vengono barbaramente assassinati. Li seppelliscono alla rinfusa. Non vengono scritti neanche i certificati di morte.

Così muoiono i fratelli Cervi: Gelindo, 43 anni, Antenore, 37 anni , Aldo, 34 anni, Ferdinando, 32 anni, Agostino, 27 anni, Ovidio, 25 anni, ed Ettore, il più piccolo, di 22 anni.

Il papà Alcide Cervi muore a 95 anni, nel 1970.
I suoi nipoti oggi sono nonni.


RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

17 dicembre 2012

L'Italia e la Sinistra.

L'Italia e la Sinistra.

La Sinistra, in 66 anni di Repubblica italiana, è riuscita a regalare alla Destra una quantità di temi che di Destra non sono.

Per esempio l'amore per l'Italia, incluso il tricolore. Infatti alcuni poveretti, ancora oggi, sventolano la bandiera arcobaleno come se si vergognassero del tricolore.

A causa di questi "regali" la Destra, anche nelle sue forme più detestabili, razziste e fasciste, è prosperata impunemente per decenni.
Infatti, se non si fosse capito, l'amore per l'Italia, a dispetto di certa sociologia radical, è un valore grande, vivo, importante, magari sofferto e imperfetto, ma radicato nella storia e nella cultura di tanti italiani.

Negli ultimi 30 anni, dopo il 1989 e dopo la fine dell'URSS, anche a Sinistra si è rivalutato il tricolore, l'inno e l'amore per la Patria, anche se ancora sono in molti, e non solo leghisti in cravatta verde ignoranti di storia, a usare con difficoltà la parola Patria.
In effetti basta un po' di sano ragionamento, di identità storica e di cuore, per sentirsi italiani...

Non ci dovrebbe esser bisogno di un comico come Benigni per difendere l'inno nazionale, o per ricordare l'estrema e struggente bellezza dell'opera di Dante Alighieri.

Oggi la Sinistra sta facendo l'errore di sentirsi più europea che italiana, senza considerare che l'Unione europea sta perdendo ciò che rimaneva dei suoi fondamenti liberali e democratici.

RIPRODUZIONE RISERVATA PAOLO GIUNTA LA SPADA

9 dicembre 2012

Quelli ch'usurpa in terra il luogo mio...

Eh sì, due giorni fa stavo scrivendo sul tema dell'Europa quando è arrivata la doppia notizia: Berlusconi si ricandida, il PDL toglie l'appoggio al governo.
Ora stavo leggendo i commenti all'articolo di oggi sull'Economist.
Leggeteli, vi danno un'idea amara e dolorosa dell'immagine dell'Italia nel mondo.
Parlano di noi come dei derelitti: gli stranieri non si spiegano come gli italiani possano non dico votare, ma anche solo accettare un personaggio come Berlusconi leader dell'intero Centro Destra, un settore politico che in altri Paesi mostra persone misurate, capaci, colte; conservatori, ma spesso di impostazione liberale.

L'Economist sottolinea la volatilità della politica italiana e la difficoltà a capire la scelta di Berlusconi.

Le possibilità di vincere per l'ex-premier, in effetti, sembrano scarse.
Il vero obiettivo per Berlusconi, come nel 1994 e come sempre, è fare i suoi interessi.
Stava perdendo la leadership del suo partito e se l'è ripresa.
E' già stato condannato in primo grado e la legge che stava passando in parlamento sui parlamentari inquisiti poteva rovinarlo ed estrometterlo per sempre dallo scenario politico.
Inoltre se il PD vincesse in modo schiacciante si potrebbe ripresentare il rischio di una nuova legge sul conflitto di interesse.

A lui non interessa se Frattini non lo segue e se il PDL rischia di spaccarsi.
Il suo intento oggi è rendere ingovernabile l'Italia per trattare da posizioni di forza le posizioni di privilegio e monopolio che ha acquisito in anni e anni di governo e gestione monopolistica del potere.
Monti, che questo blog ha radicalmente criticato per la sua politica conservatrice, ha però fatto quello che Berlusconi non è mai stato capace di fare: dare credibilità all'Italia e salvarla dalla bancarotta.
Io ritengo che si poteva fare in modo diverso e chi legge questo blog lo sa bene, ma Monti lo ha fatto, onore a Monti.

Con Berlusconi invece andremmo certamente sulla strada di un triste ed inequivocabile declino.
Il mondo andrebbe avanti e noi diventeremmo un Paese del Terzo mondo, povero e ignorante, senza lavoro e senza servizi, con un popolo diviso a metà, chi lavora e paga le tasse e chi non le paga, ognuno chiuso nel suo egoismo.

Il quadro politico che ora ci aspetta è deprimente:
il voto di protesta porterà a Grillo, o a non andare a votare;
mentre gli elettori di Destra che sperano di salvarsi dall'imposizione fiscale saranno di nuovo conquistati dalle false promesse di Berlusconi, come sempre temibile perché proprietario di televisioni, case editrici, giornali, banche e supermercati.

Dall'altra parte il Centro Sinistra può coltivare ancora gli errori già noti: divisioni, personalismi, incapacità a comunicare con l'italiano comune, rincorsa di temi politici significativi, ma decisamente marginali per l'attuale congiuntura sociale ed economica come il matrimonio gay.

Una Chiesa sempre più in crisi di credibilità farà i suoi interessi politici in modo rapace.

Il rischio di ingovernabilità e di instabilità è grande.
Gli italiani dovrebbero vivere questo momento come il 1946: aver voglia di ricostruire un Paese dilaniato dalla guerra civile, aver l'umiltà che deriva dalla fame, aver voglia di vincere, aver voglia di unità in una sola nazione.

Io non vedo allo stato attuale una classe dirigente in grado di guidare il Paese, ma se c'è e ha onestà, fegato, idee, passione civile questo è il momento di lavorare e parlare, senza politichese e senza metafore, al popolo.


Paolo Giunta La Spada
Italy & World


6 dicembre 2012

L'Europa e la Sinistra.

Oggi la Sinistra sta facendo un grande regalo alle Destre: sta regalando alle Destre il tema della critica dell'Europa.
E' incomprensibile visto che l'Europa di oggi, con le sue forme politiche, non sembra essere né animata da spirito di giustizia e condivisione, né solidale nei confronti delle classi sociali che, in ogni nazione, stanno pagando la crisi al posto di chi l'ha prodotta.

Io sono stato favorevole alla costruzione dell'Europa unita perché ha garantito pace e prosperità per più di mezzo secolo, ma sono decisamente avverso a come si è prospettata l'Unione Europea in questi ultimi 12 anni con l'unione monetaria basata sull'Euro.

L'Euro ha comportato una unificazione forzata delle politiche monetarie che ha favorito Germania e Francia, forti di una diplomazia accorta e unita sugli obiettivi da raggiungere: favorire le politiche industriali dei paesi del Nord Europa a svantaggio delle politiche agricole dei Paesi del Sud Europa, gestire le divergenti esigenze finanziarie dei varii paesi con una forte centralizzazione preventivamente concordata a Parigi e a Berlino.

Oggi si parla sempre di debito pubblico, ma la crisi che ha cominciato a "mordere" a partire dal 2008 non ha colpito solo i Paesi con alto debito.
A quell'epoca la Grecia aveva il debito pubblico al 110% in rapporto al PIL, l'Italia il 106%, il Belgio l'89%, la Francia il 67% e la Germania il 66%.
La crisi è invece esplosa in Irlanda (debito pubblico basso al 44% del Pil), in Spagna (debito molto basso al 40%), in Portogallo (65%, inferiore a quello della Germania).
La crisi, con sovrapproduzione industriale, giacenze di invenduto, fallimenti di aziende, licenziamenti e disoccupazione, presupponeva:
1) svalutazione dell'Euro e parità 1 a 1 col dollaro
2) un cambio di politica economica a favore dell'agricoltura e dell'allevamento dell'area mediterranea
3) misure anti-inflazione.
E' stato fatto nulla.
L'Europa ha fatto finta di aiutare la Grecia, ma in realtà l'aiuto, cioè il prestito, è legato a tante e tali condizioni da concretizzarsi come una completa perdita di sovranità dei greci che sono ormai legati ad un interminabile futuro di pagamento-debiti con tassi da usura.

Facciamo un esempio immaginario:
ho un "fratello" che sta in crisi economica perché qualcuno gli impone di non produrre il latte delle sue pecore, o di non fare più i formaggi come li ha sempre fatti.
Secondo voi: io lo aiuto prestandogli i soldi a tassi da usuraio?
In quel modo mio fratello, inizialmente si sentirà blandito dagli aiuti e starà zitto, quindi uscirà dalla produzione e dal mercato, infine, ormai reso incapace di competere, fallirà per i debiti accumulati.
Lo aiuto se lo lascio libero di produrre quanto latte e formaggio vuole e se lo lascio libero di venderlo, incentivandolo a fare una produzione sempre migliore e di qualità, a chi gli pare.

L'Europa è "politica" calata dall'alto a vantaggio delle grandi multinazionali del continente, strozza le produzioni agroalimentari del nostro Paese, distrugge le produzioni tipiche e di qualità, e la biodiversità.
L'Europa continua ad esigere dalla Grecia il pagamento dei titoli di Stato emessi negli anni scorsi.

Nessuno dice che il paese più esposto con i titoli di stato greci è la Germania, le banche tedesche, i risparmiatori tedeschi che vogliono i soldi indietro a tassi da usuraio, a livelli di camorra.
Il salvataggio continuo operato dalla BCE va a vantaggio dei grandi gruppi finanziari tedeschi.

Nel frattempo la Grecia ha perso la sua sovranità perchè niente di ciò che succede ad Atene viene deciso ad Atene.
Tutto viene deciso a Bruxelles dai premier più in vista che a loro volta lo hanno deciso a Londra, Berlino e Parigi, e rispondono ai loro interessi nazionali e, in alcuni casi, ai propri interessi personali di natura elettorale o lobbistica.

Agli imprenditori agricoli italiani viene imposto di produrre tanto latte quanto fa comodo ai produttori tedeschi visto che a noi vengono imposte le quote latte e l'importazione del 50% del latte che consumiamo dalla Germania e dall'Austria.
Non possiamo produrre più di tanto formaggio, arance, o acciaio, perché qualcuno dall'alto, alla faccia dell'economia di mercato, stabilisce chi produce, dove e quando.
Gli accordi sottobanco tra imprese nazionali e rappresentanze politiche presenti a Bruxelles è prassi, non è net-working, è una "mafia in doppio petto".

Vengono immessi nel sistema finanziamenti ingenti a seconda delle lobbies più rappresentative di Strasburgo e Bruxelles.
L'impossibilità per i singoli paesi di fare autonome politiche economiche fa scattare gli attacchi dei mercati sostenuti da gruppi finanziari che hanno la forza per fare pressioni sulla Banca Europea e determinano il ranking dei vari paesi.

Che cosa ha di liberale e democratico un'Europa del genere?
Perché il Centro Sinistra sta "regalando" al Centro Destra il tema dell'analisi critica dell'Europa di oggi?
Che senso ha criticare Marchionne e poi accettare acriticamente l'Euro e un'unione monetaria che è decisa dai soli poteri forti?

L'Europa di oggi non è democratica: gli inglesi hanno creato l'espressione P.I.G.S. per intendere i Paesi "maiali", cioè Portogallo, Irlanda o/e Italia, Grecia, Spagna.
Proprio un bell'esempio di politically correct inglese...
Ogni giorno alla BBC, ma anche in tutte le radio e televisioni del Nord Europa l'espressione viene ripetuta per convincere i popoli che la colpa è dei P.I.I.G.S..

E' questa l'Europa del rispetto reciproco e della solidale unità di intenti?

Eppure per decenni, con la nostra lira e l'indipendenza della nostra economia, con persone straordinarie come Enrico Mattei, abbiamo fatto tanta strada.
In una terra ricoperta di montagne sismiche, senza minerali e senza risorse energetiche, dopo una dittatura insopportabile che aveva ridotto il Paese nelle macerie fisiche e morali, grazie solo al nostro lavoro di italiani svegli, intelligenti e laboriosi, siamo diventati il quinto paese più forte del mondo come PIL.
Con un'industria formidabile che ha creato alcuni tra gli oggetti più belli e tecnologici della storia dell'umanità.

Come mai con l'Euro le nostre imprese falliscono?
E' semplice: una politica finanziaria centralizzata a livello europeo non fa gli interessi dell'Italia.

E' un tema di Destra, di Sinistra, o è un tema caro a tutti noi italiani?

Ci sono due opzioni:
1) la riforma globale dell'Unione Europea
2) l'uscita dall'Unione Europea o, almeno, l'uscita dall'Euro.

Per praticare una delle due opzioni, o per praticare la prima riservandosi di entrare nella seconda, serve una classe di governo liberale e democratica, ferrata negli studi accademici e nell'esperienza sociale e di mercato, creativa, aperta, preparatissima a livello internazionale, che sappia usare le lingue straniere come fosse l'italiano, che sappia dirigere e coordinare le politiche industriali e agricole, i beni culturali e ambientali, i servizi, le infrastrutture, che sappia ascoltare gli italiani e, soprattutto, che non abbia complessi di inferiorità davanti alle altre classi politiche degli altri paesi.

E' un errore pensare, come fa la signora Merkel, che "la colpa è della Grecia", o che solo tagliando la spesa pubblica si possano risolvere i problemi delle aziende che chiudono.

L'intera politica europea è contro i nostri modelli di sviluppo e contro i nostri distretti industriali semplicemente perché è a favore di altri modelli e di altri distretti.

L'Europa è diventata anche un grande alibi per la Sinistra che fa sempre meno gli interessi dei lavoratori: il "ce lo chiede l'Europa" è diventato il verbo ipocrita di una classe politica che non sa riformare la società, non vuole tagliare i costi della politica, non sa difendere i diritti delle classi sociali svantaggiate sempre più colpite da tasse rapaci e abbassamento dei salari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

4 dicembre 2012

Il triste condominio Europa.

Tutti sapete che cosa è un condominio. Pagate una quota mensile correlata alla grandezza del vostro appartamento e il condominio pensa a pulire il palazzo, aggiustare quello che si rompe, fare i lavori straordinari se è necessario. L'entità e la natura di questi lavori è spesso fonte di discussioni senza fine nei condominii. Perché dovrei pagare migliaia di Euro per fare una facciata che a me piace così?...può pensare un condomino.

L'Europa di oggi è come un pessimo condominio.
I suoi abitanti sono sempre più sospettosi e la prova è l'insorgenza di partiti antieuropeisti, di estrema sinistra ma più spesso di estrema destra, o improntati al più bieco e confuso populismo, a volte a sfondo regionalista. I nazionalismi, in 11 anni di unione monetaria, sono cresciuti. E' diminuita la voglia d'Europa.
Il perché è evidente. L'amministratore del condominio europeo è la Germania che fa ciò che vuole fin dal primo istante della fondazione europea.

La Germania, prima dell'unione monetaria, era in crisi economica e ricoperta di debiti. Alla Germania, al di là dei bei discorsi, serviva un mercato per la propria produzione industriale e l'Europa monetaria è stata fatta per tale ragione. Infatti dal 1999 al 2007 la bilancia commerciale tedesca è aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui ben 156 realizzati in Europa. E' l'Europa che paga le merci tedesche, infatti nello stesso periodo gli scambi commerciali della Germania con la Cina hanno fatto registrare un saldo negativo e un - 24%.
Certo, se noi alle "riunioni condominiali" mandiamo l'allegro gruppo Berlusconi-Tremonti poi non possiamo lamentarci di niente. Merkel e Sarkozi hanno fatto ciò che volevano.

Infatti i contributi in denaro che l'Italia ha dato all'Europa nel quindicennio berlusconiano sono i più alti della storia dall'inizio dell'Unione Europea, e, nonostante gli aggiustamenti richiesti dal prof. Mario Monti, rimangono i più alti: l'Italia è il terzo contributore europeo in assoluto e il primo in relazione al reddito pro capite dei suoi abitanti.

"Complimenti" Mr. Berlusconi: oltre alle tante "Minetti" nei Consigli regionali di tutta Italia e in Parlamento, gli italiani hanno dovuto pagare anche anni e anni di manifesta incapacità nelle sedi europee ed internazionali. Mentre l'ex-premier, a capo di una banda di escort, Fiorito e Daccò varii, faceva battute, corna e barzellette condite da bestemmie, il condominio europeo rubava i nostri soldi.

Io non mi fido neanche della Sinistra. In Europa il Centro Sinistra italiano è succube: i leader di Sinistra dicono che in Italia ci vuole più Europa, ma al di là di questa bella espressione, più Europa in Italia ha significato finora, certo anche a causa dell'insipienza di Berlusconi-Tremonti-Frattini, due sole cose.
Primo: la nostra produzione industriale ed agricola massacrata da regole fatte non da noi, ma da altri che hanno interessi opposti ai nostri.
Secondo: i diritti che dovevano aumentare con l'Europa in realtà sono diminuiti. "Ce lo chiede l'Europa", dicono i governanti e i ministri dell'economia. C'è una perdita netta di sovranità popolare e l'Europa è diventata un "condominio" che impone regole a vantaggio di alcuni Paesi dotati di buoni apparati politico-diplomatici (Germania, Francia, Gran Bretagna) contro Paesi più poveri di mezzi economici o politico-diplomatici.

Questa Europa che presta soldi a tassi da usuraio e a vantaggio dei paesi usurai non è un'Europa da amare.
E' un'Europa che sta seppellendo gli ideali liberali e democratici su cui era stata fondata in un dopoguerra nato dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.
Il Centro Sinistra farebbe bene ad acquisire una nuova e più creativa visione rispetto all'Europa.

La costruzione europea, pachidermia e burocratica, e l'unione monetaria, ingiusta e sbagliata, soprattutto per l'Italia, così come sono non hanno futuro.
Gli italiani pensino meno alle ideologie e si pongano l'obiettivo di inviare un gruppo di persone incorruttibili e professionalmente molto capaci nelle riunioni del triste condominio Europa.
E' in gioco la nostra libertà di oggi e di domani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada


29 novembre 2012

Ogni volta che vado a Roma...

Il silenzio assordante dei cattolici.


Mercoledì 21 novembre un ragazzo di anni 15 di nome Andrea si è impiccato a Roma a casa sua. Era deriso ogni giorno da alcuni dei suoi "compagni di scuola" e alcuni di loro avevano aperto un sito a suo nome su Facebook per prenderlo in giro con foto manipolate e false frasi a suo nome. Su questo sito c'erano foto fatte di nascosto ad Andrea e derisioni pesanti, insulti, offese alla sua identità. Non sappiamo se Andrea era gay o anticonformista, ma sappiamo di che pasta sono fatti i cosiddetti "bravi ragazzi" che con le loro offese quotidiane lo hanno spinto a suicidarsi, lo hanno in pratica ucciso. E possiamo immaginare l'indifferenza degli altri compagni, l'omertà, il "tanto non succede a me" di tutti gli altri. Il funerale di Andrea si è svolto il 23 novembre nella chiesa di San Lorenzo fuori le Mura a Piazzale del Verano. La mamma ha detto: "Lo hanno crocifisso come Gesù, voglio giustizia."
Fa scandalo sulla vicenda il silenzio assordante dei cattolici.
P. S. : il Ministro Riccardi ha tra i suoi compiti istituzionali anche quello dell'integrazione. Non ha speso alcun impegno sul tema dell'omofobia mentre appare di continuo in televisione impegnato nel promuovere la linea politica di Montezemolo.


L'Italia e la sua immagine nel mondo, il mondo e il turismo in Italia.

Nel pomeriggio di giovedì 22 novembre in un pub di Campo de' Fiori a Roma c'erano una quarantina di turisti inglesi, mariti e mogli, quasi tutti tifosi del Tottenham, venuti per assistere alla partita della loro squadra con la Lazio per la competizione dell'Europa League. Una cinquantina di criminali, con il volto coperto dai caschi, ha tirato decine di pietre sui turisti, poi ha fatto irruzione nel pub e a colpi di spranghe di ferro, bastoni e tirapugni li ha massacrati di botte procurando loro fratture e ferite gravissime. Infine ha devastato il locale. Molti turisti venuti a Roma per una quieta giornata di vacanza e sport sono ancora ricoverati negli ospedali romani, altri sono stati rimpatriati e sono tornati per ricevere ulteriori cure a Londra. La Polizia italiana che indaga sul caso ha arrestato due persone legate agli ambienti della estrema destra e sta scoprendo un gruppo fascista trasversale alle due tifoserie della Roma e della Lazio. Durante la partita Lazio - Tottenham un folto gruppo di pseudo-tifosi laziali ha fatto il coro Juden -Tottenham intendendo insultare "come ebrei" giocatori e tifosi della squadra inglese. Il giorno dopo la stampa inglese ha definito Roma "la città più pericolosa del mondo" e il portavoce della comunità ebraica romana ha affermato che Roma è molto più pericolosa di Tel Aviv. Questa notizia ha fatto il giro del mondo e si può immaginare l'effetto che ha fatto su chi ha intenzione di andare in vacanza e sta decidendo dove andare. Il fatto è grave per molte ragioni:
1) sono stati feriti gravemente degli innocenti inermi con le loro famiglie;
2) è acclamato che esistono nella capitale d'Italia gruppi organizzati e violenti che si richiamano al fascismo e al nazismo e che praticano la violenza e ogni tipo di atto criminale;
3) si è dimostrato che questi gruppi non vengono colpiti dalla legge in modo adeguato e sono al di fuori del controllo delle Forze dell'Ordine che continuano a considerare tali gravi atti criminali come semplici episodi di tifo sportivo;
4) il danno d'immagine che ne deriva per la città di Roma e per l'Italia è devastante.
5) Altrettanto devastante il danno per movimento turistico e commerciale verso Roma e verso l'Italia.
In un periodo di crisi come questo tutti i paesi del mondo fanno a gara per accaparrarsi i turisti con prezzi bassi, offerte speciali e, soprattutto, un clima di coccole e cortesie. Da noi, invece, li prendiamo a sassate e a bastonate e li inviamo in ospedale. E tutto questo è tollerato e considerato "tifo" sportivo. Faccio presente che nulla era successo ai tifosi della Lazio a Londra nella medesima situazione. I turisti romani avevano riempito i pub londinesi senza incontrare alcun problema.

Mentre Roma precipita nel baratro del razzismo e della violenza, ieri per due ore la trasmissione televisiva Porta a Porta ci ha deliziati con il tema se Berlusconi "fa un passo indietro" o "scende in campo" e un giorno sì e uno no, mentre il mondo va avanti e progredisce, Bruno Vespa ci propone di scegliere tra Berlusconi, col suo corteo di Minetti ed escort di Via Olgettina, e Alfano. Fatto questo, secondo il nostro onnipresente conduttore, l'Italia può "ripartire".
Esattamente come negli ultimi 11 anni in cui ha governato l'ex-premier di Arcore...
Ricordate?


Mentre faccio il check-in scopro di avere 48 chili invece dei 40 previsti e l'hostess mi dice seria: "ha un po' di sovrappeso." "Sì, rispondo, sa è Natale e..." ma lei mi interrompe con un sorriso che mi riconcilia, almeno per un attimo, con la mia sofferta italianità.


Paolo Giunta La Spada
RIPRODUZIONE RISERVATA

12 novembre 2012

Ogni volta che torno in Italia.

Ogni volta che torno in Italia trovo che gli italiani vivono come se fossero soli al mondo.

In Italia la percezione di ciò che è il mondo globale non esiste.

Oggi in Italia c'è un gran parlare su Grillo, le primarie del PD con Renzi Vendola Puppato e Bersani, Berlusconi che un giorno "fa un passo indietro" e il giorno dopo ci ripensa e "scende in campo", le presunte primarie del PDL, con i giornalisti che parlano di queste cose come se, appunto, fossero cose serie, come se fossimo fuori dal mondo, e ci potessimo permettere di giocare ancora per anni come spesso abbiamo fatto.

Infatti i partiti non dicono nulla sui programmi, non fanno cifre, non dicono quale sarà lo stipendio degli italiani che lavorano, se saremo in Europa come partner o come colonizzati, come funzionerà Equitalia, un ospedale, o la scuola dei nostri figli.
Gli italiani invece di considerare tutto ciò parlano di questo o quel leader, dicono per chi NON voteranno, ma neanche i sondaggisti sanno per chi voteranno, e si scaldano, insultano gli avversari come se fossero divisi da barriere invalicabili senza pensare neanche un po' al fatto che tutte le leggi fatte in un anno dal governo Monti hanno avuto l'appoggio del 90% dell'arco parlamentare.
E chi l'ha votato l'arco parlamentare?
Per molti italiani sembra sia più facile essere tifosi che considerare seriamente la sorte del proprio Paese e prendersi una parte di responsabilità.

Per tanti, e comprensibilmente visto l'infimo livello dell'attuale classe politica, l'importante è "mandarli tutti a casa."
A nessuno viene in mente che cosa può succedere il giorno dopo l'eventuale, e peraltro condivisibile, azzeramento dell'attuale classe politica.

Grillo continua a dire che il suo è un movimento, ma un movimento non si candida alle elezioni: in tal caso diventa un partito come tutti gli altri.
Infatti se il Movimento 5 Stelle ottenesse la maggioranza utile per governare l'Italia il premier sarebbe del M5S. Ora chi sarebbe il candidato premier del 5 Stelle? E il ministro delle Finanze?

Grillo non vuole che i suoi vadano in televisione per un fatto molto semplice: chi va in televisione si espone con le sue idee, la faccia, i tic, la sua umanità, nel bene e nel male.
E' più facile votare chi non si vede, un po' come è più facile credere in un Dio che non si vede.
Se lo vedessimo, il Signore, sai le critiche, le domande, le richieste?

Ora una domanda: per un movimento-partito che aspira a governare l'Italia non sarebbe opportuno spiegare chi sarà a capo del governo e, soprattutto, con quale programma?
Il programma è in Internet, dice Grillo, ma perché la casalinga o il pensionato che non va in Internet non se lo può leggere e, soprattutto, non può parlare o vedere, insomma conoscere CHI E' il prossimo "salvatore della Patria" dopo Berlusconi per un quindicennio, e Monti per un anno?
E perché noi italiani abbiamo sempre bisogno di pensare ad un "Salvatore della Patria", da Cola di Rienzo in poi, e non siamo capaci di prevedere il giorno dopo le elezioni, ma solo il giorno prima degli esami?

E perché questa guerra civile che c'è solo in Italia la vediamo solo noi che veniamo dall'estero?
L'autoreferenzialità degli italiani, in un mondo sempre più globale, è davvero preoccupante.

Mi ricorda che il berlusconismo come metodo non è finito, che il ventennio fascista non è passato remoto, che siamo sempre più fuori dal mondo senza che nessuno dia un avviso o un allarme.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada








1 novembre 2012

Politicamente spendibile.

La situazione italiana non cambia.
L'economia rimane irrimediabilmente in crisi. Molte fabbriche chiudono, i lavoratori dipendenti non hanno "una lira" e il commercio è in sofferenza. L'occupazione cresce solo nell'agricoltura.

La politica continua a fornire prestazioni indecorose: politici e presidenti di Regione, come Formigoni, incollati a poltrone, vitalizi e privilegi.
Una lunga serie di scandali e l'ex-premier Berlusconi che, invece di meditare su condanne e accuse pendenti in diversi processi, e ritirarsi come vorrebbe anche un comune senso del pudore, promette di voler prendere di nuovo il potere per continuare a fare quello che ha già fatto quando era al governo: annientare il potere giudiziario della Repubblica e passare alla dittatura con giudici asserviti e norme utili alle sue aziende, non all'Italia.

Le elezioni in Sicilia dimostrano che il Movimento 5 Stelle avrà un grande successo in tutta Italia. Bisogna capire quanto sarà politicamente spendibile tale successo.
Grillo, che in video chiede una specie di "aiuto" a tutti, forse per la prima volta capisce che un conto è ottenere il 20% alle elezioni, un conto è disporre di un personale politico preparato e pronto per governare, amministrare, dirigere i territori.
Come tutti dovremmo sapere è facile fare la rivoluzione, il giorno dopo si festeggia, ma poi è tutto più difficile, e qualche anno dopo tutti i nodi vengono al pettine.
L'ideale sarebbe il dialogo tra il Movimento 5 Stelle e il Centro Sinistra. L'altro giorno una rappresentante del 5 Stelle in televisione diceva che avrebbero detto sì o no a seconda delle leggi proposte in Sicilia. Mi sembra una posizione poco chiara e facilmente riconducibile ai consueti vizi attendisti della nostra politica.

Quando non si hanno le idee chiare si fa esattamente così: si aspetta che gli altri producano delle idee e poi si dice sì, o, più spesso, no: bello sforzo...
Continuo a pensare che il 5 Stelle sia una grande risorsa d'Italia, ma deve crescere e anche in fretta dandosi regole di trasparenza non solo sullo stipendio degli eletti, ma sul programma di governo che si vuole per il Paese.
Ho letto il programma 5 Stelle: è debole, incompleto, incerto; su scuola e politica estera va per slogan, peraltro scarsamente condivisibili o contraddittori.
Un altro problema è il personale politico. Sull'onestà come requisito fondamentale io concordo pienamente, ma non basta.
Bisogna essere preparati, svegli, conoscere le lingue straniere, avere cultura, sapere di produzione, economia, storia, organizzazione dello stato.

Ho l'impressione che si stia cadendo negli stessi errori che hanno dato all'Italia schiere di incompetenti con l'avvento della seconda Repubblica.
Ripeto: cambiare è necessario, ma non basta.
Anche nel 92/94 si era ansiosi di cambiare e poi il cambiamento è stato Berlusconi Bossi e Fini con una corte di "escort" e ladri, la Minetti e il Trota, e quelli che gli compravano la laurea in Albania con i soldi nostri...

L'Italia con Monti ha conosciuto un vero governo conservatore: di Destra.
Devastante per i ceti popolari e medi, per i lavoratori dipendenti, per i pensionati.
Ma ha conosciuto anche un personale politico che sa come riconquistare credibilità internazionale dopo le gaffe, l'incompetenza, la politica ridotta a saccheggio da parte dell'ex-premier e della sua corte di "escort" e "bunga bunga".

Manca il leader di Centro-Sinistra che dica chiaramente che cosa farebbe dell'Italia.
Sul ridurre i soldi ai pensionati, anche poveri, sono stati tutti d'accordo con Monti, Destra e Sinistra, e Renzi ancor più di molti altri.

Io le mie idee le ho scritte su Italy & World, da novembre 2011, quando la Sinistra inneggiava a Monti "liberatore", fino ad oggi.

Ma si potrebbe sapere in modo chiaro, al di là della simpatia per un personaggio o per l'altro, che Italia si va a votare, e perché?
Scuole, sicurezza, sanità, tasse, industria, Equitalia, fondo "salva-stati", costi della politica, abolizione del Senato, Regioni, Province, gestione aziende partecipate, energia, etica, ricerca, università, patrimonio culturale e artistico, missioni all'estero, politica estera, euro ed Europa, commercio, liberalizzazioni, giustizia, televisioni, conflitto di interesse, legge elettorale, ambiente, immondizia, biogas...
Dateci cifre per favore, non chiacchiere...

RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

21 ottobre 2012

Come si trasforma la lingua italiana

XII Edition of the World Italian Language Week
Con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
L’Italia dei territori e l’Italia del futuro

(Italy of the territories, Italy of the future)

"Wonna be esodato? Scialla!"

Come si trasforma la lingua italiana oggi:
la storia, le culture, il cinema


Conferenza/Conversazione con il
Prof. Paolo Giunta La Spada

L'evoluzione della lingua italiana. L'ingresso di neologismi e barbarismi nella lingua di oggi. Le lingue dei territori. I nuovi gerghi. L'evoluzione della lingua in relazione alle trasformazioni culturali e sociali. L'italiano nel mondo. Nel corso dell'incontro saranno proiettati trailer di cinema italiano.


All’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi
presso la Sala Michelangelo
Mercoledì 24 ottobre 2012 alle 18.30

13 ottobre 2012

Malala

Tre giorni fa i talebani hanno sparato in testa a Malala. E' successo in Pakistan. Malala, 14 anni, è accusata dai talebani di voler andare a scuola e di voler ragionare con la sua testa.

Vi dice niente questa storia?

Immaginate una bella tavolata. C’è un padre e ci sono tante figlie e tanti figli. Mangiano e bevono. Tutto è offerto da papà e mamma.
Il cibo è eccellente. Sulla tavola ci sono dei regali per tutti. Si chiacchiera, si mangia e si beve.
Si brinda.

Poi a un certo punto il padre si alza e dice:
“figlie mie, figli miei, godetevi la vita, sappiate che incontrerete gioie e dolori e quando avrete dei dubbi ricordatevi di ciò che vi ho insegnato, insieme a mamma, in tutti questi anni, e di tutto l’amore che sentiamo per voi.
Io e mamma vi salutiamo e partiamo per un lungo viaggio. Cercate di essere sempre uniti come si usa tra buone sorelle e buoni fratelli e siate brave, siate buoni. Sempre.”
Tutti si salutano e il padre esce di scena. La mamma lo accompagna.

Il giorno dopo tutti i figli cominciano a litigare. Ognuno dice “solo io so quello che voleva insegnarci papà."
Un altro figlio afferma di essere solo lui quello che “papà chiamava nei momenti in cui c’era da prendere una decisione."
I figli maschi impongono alle sorelle di stare in cucina a lavorare per loro e di non uscire: “è per il vostre bene”, dicono, ma neanche ascoltano il parere delle sorelle.
Le sorelle chiedono “perché non possiamo seguire gli insegnamenti di mamma?”
I maschi dicono che “conta solo papà.”
Un altro dice “da adesso in poi dovete seguire i miei ordini, per il bene di nostro padre”, ma anche lui non ascolta l’opinione di tutti gli altri.
Un altro dice: “questa che io vi dico è la verità e per amore di nostro padre da adesso in poi voi dovete fare esattamente quello che vi ordino.”
Un altro dichiara “papà è grande e io sono il suo figlio prediletto, da adesso in poi chi non è con me è contro papà.”
Inventano regole su come ci si veste, si mangia, si beve e ci si lava, e dicono: “lo vuole papà.”
Altri ancora fanno altre regole, diverse, e litigano con gli altri.
Fratelli e sorelle non si amano più, litigano, si battono, si picchiano, si uccidono, non si ricordano neanche perché, ma ognuno di loro pensa di fare la volontà del padre.

Nel frattempo nessuno sente più papà, anzi passa tanto tempo che nessuno se lo ricorda più.
Anzi viene il dubbio che non sia mai esistito.

Vi dice niente questa storia?

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

9 ottobre 2012

Due passi avanti

A novembre 2011 Berlusconi si vergognava della totale incapacità mostrata nell’affrontare la crisi. Incapace di parlare la lingua inglese, ad ogni riunione dell’Unione Europea si esibiva in gaffe regolarmente notate dai rappresentanti delle altre nazioni e dalla stampa internazionale più autorevole.
Con i suoi comportamenti immorali, inoltre, infangava gravemente l’immagine dell’Italia nel mondo.
Già dimenticato?

Il caso della minorenne Ruby, la “nipote di Mubarak” secondo la telefonata da lui fatta in Questura a Milano, e lo scandalo della Minetti con uno stuolo di attricette e "amichette" esperte di spogliarello, segnavano in modo inequivocabile il vergognoso sipario delle dimissioni finali dell’ex-premier, incapace di replicare alla Merkel e dirimere i nodi della crisi all’interno dell’Unione Europea.
Con Mario Monti la credibilità internazionale dell’Italia risaliva subito.
In verità non ci voleva molto, dopo Berlusconi, considerato un personaggio ridicolo, o quanto meno discutibile, in qualsiasi nazione al di fuori d’Italia.

Berlusconi appoggiava dunque Mario Monti e otteneva in cambio l’omissione di giudizi sul suo pessimo operato e l’intoccabilità del sistema radiotelevisivo nazionale.
Ciò nonostante Berlusconi “giocava” a fare contemporaneamente il partito di governo e il partito d’opposizione e imponeva un certo numero di velati ricatti all’agenda di governo (“decido io quando staccare la spina” amava dire l’ex-premier).
In ogni caso Berlusconi dichiarava: “lascio la direzione del PDL ad Alfano”, “faccio un passo indietro”.
Così Alfano comunicò l’intenzione del PDL di indire le primarie per trovare il nuovo leader del partito.
Due mesi fa, invece, Berlusconi annunciava la sua candidatura e quindi Alfano si affrettava a concludere che, viste le decisioni del capo, le primarie erano annullate.
Proprio un partito pieno di democrazia!...
Oggi Berlusconi dice che è pronto a fare un passo indietro, se serve all’unità del Centro Destra.
Badate: dice che è disponibile a farlo, quindi, conoscendolo, potrebbe non farlo e ricandidarsi.
Lui dice che non si ricandiderebbe se questo potesse servire ad unire i moderati. Non come scrivono tanti pennivendoli che non si ricandida.

Io non ho mai capito che cosa abbia di moderato l’ex-premier amante di spogliarelliste e minorenni; che definisce la Merkel “una culona”; che fa discorsi sull’uscita della Germania dall’Euro come se potesse essere lui a poter determinare quello che riguarda una importante nazione europea; che bestemmia Dio raccontando barzellette su Rosy Bindi (vedi su You Tube); che infila “escort”, fascisti e amichette di tutte le categorie in ogni suo "governo".
Io, al confronto, mi sento molto, ma molto più moderato.
Non ho mai capito neanche che cosa abbia di liberale, visto che in 16 anni di governo ha pensato solo a mantenere intatto il monopolio dei suoi mezzi radiotelevisivi e delle sue potenti aziende e non ha liberalizzato alcun mercato e nessuna professione.

Andiamo al punto: perché la mossa di Berlusconi?
Ma guarda un po’: dopo aver criticato Monti e l’Eurozona, dopo aver sbeffeggiato Casini e Fini che propongono da tempo una "Lista per Monti Presidente", oggi Berlusconi dice che il leader del futuro governo "potrebbe" perfino essere Monti. Che gentile.
E’ evidente l’intento di spostare la discussione all’interno del Centro Sinistra sul tema Monti spaccando il già variegato e composito fronte del Centro-Sinistra, questo è il fine implicito della dichiarazione di Berlusconi.
Non ci vuole molto a capirlo.

L’ex-premier non sta facendo un passo indietro, in realtà oggi ha fatto due passi avanti.
1) ha chiamato a raccolta l’intero arco politico anti-sinistra
2) ha sviluppato una forte iniziativa di egemonia personale, come fa sempre, su tutto il Centro-Destra.
“Voglio proprio vedere cosa farà Montezemolo”, dice, sottintendendo per chi non lo capisse “la Destra sono io, l’agenda politica la detto io”.

Chiama a raccolta Fini e Casini che potrebbero essere attratti dalla chiamata quanto più si dovessero sviluppare come prioritari, e non come secondari, temi dell’agenda politica di sinistra come il matrimonio gay.
Punta a risalire nei sondaggi e conterà su un Papa che nei prossimi mesi ricorderà ai cattolici i cosiddetti temi della vita e, di nuovo, il matrimonio tra gay.
Punta, soprattutto, sull’effetto elettorale devastante che il Movimento 5 Stelle avrà sulla Sinistra e conta sulle divisioni che le primarie tra Bersani Renzi e Vendola potrebbero esasperare.
Berlusconi, se non a Palazzo Chigi, punta al Quirinale.
Con la Minetti che smista i corazzieri per gli spettacoli di burlesque…
Non c’è molto da ridere.
A lui non importa se andare al potere con ciò che resta della Lega, con Formigoni, Dell’Utri, Daccò o Fiorito, Montezemolo, Previti o la Mussolini, con l'Euro o senza l'Euro: a lui interessa il potere.


C’è in gioco non solo l’immagine dell’Italia, ma sostanza e struttura della nostra democrazia, delle nostre libertà civili, del nostro sviluppo economico, della nostra identità e unità nazionale.
Riusciremo noi italiani a capire l’importanza drammatica della partita che si gioca e ad evitare perdite di memoria, personalismi e divisioni che portano solo a sconfitte della nostra democrazia?

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

7 ottobre 2012

Spesa pubblica e costi della politica

Quando si parla di spesa pubblica si osservano i rapporti delle varie organizzazioni che studiano il problema: grafici, ranking, diagrammi. Scopri subito che nessuno dice la stessa cosa dell’altro e che le cifre assomigliano a opinioni perché cambiano i parametri e i punti di vista usati per valutare i diversi problemi.
Una cosa però è certa: l’Italia spende, più o meno, quello che spendono gli altri paesi europei e si colloca al decimo posto dei 27 Paesi dell’Unione europea per spesa pubblica.
In proporzione al PIL prodotto, inoltre, la spesa pubblica italiana è tra le più basse.
Chi sostiene che il problema italiano è la spesa pubblica dovrebbe guardarsi la seguente tabella:
Bisogna però dire che la spesa pubblica italiana sta aumentando in percentuale rispetto al PIL perché da noi la produzione stagna, le industrie falliscono, l’economia non riprende il suo ciclo benefico.
Questa è la grande differenza con la Germania dove l’economia tira e le aziende producono ed esportano.
E’ necessario aggiungere che negli ultimi 10 anni sono aumentate le spese militari soprattutto per le missioni all’estero. La sola guerra in Libia voluta dal governo Berlusconi, per esempio, ha esaurito l’80% dei nostri armamenti missilistici in dotazione all’aviazione, tutta "roba" che andrà ricomprata.

(leggi “Ricordate la Libia?” del 21 gennaio 2012,
http://paologls.blogspot.com/2012/01/ricordate-la-libia.html)

Un discorso serio andrebbe fatto non sull’entità globale della spesa pubblica, ma su come funzionano i servizi pubblici in relazione a quanto costano.
Qui si entra in un tema scottante perché gli stessi sindacati, non solo lo Stato datore di lavoro, spesso non vogliono considerare cambiamenti se questi vanno a toccare privilegi acquisiti o bacini elettorali di riferimento.
Spesso i nostri servizi non sono all’altezza, è vero, ma a volte si esagera nelle critiche e si fa finta di non conoscere i disservizi degli altri paesi: basterebbe entrare in una scuola pubblica inglese o prendere un autobus per pendolari a Londra.
Si sa, l’ignoranza è sorella della cattiva politica.
Se un servizio fa schifo sarebbe meglio chiuderlo, far pagare meno tasse e dare buste paga più grandi.

Io voglio una usl in grado di fare le analisi come il miglior laboratorio privato e non voglio pagare tasse per avere un laboratorio usl che non funziona.
Voglio una scuola bella, pulita, con spazi e risorse adeguate al compito, con docenti contenti e motivati, con studenti contenti e impegnati.
Voglio una Polizia che se vai a fare una denuncia per furto non ti guardano come se fossi un deficiente e una delle poche cose che invidio agli inglesi è Scotland Yard.
A Londra se ti rubano in un appartamento gli agenti vengono a rilevare le impronte digitali, se ti scippano su un treno ti chiedono di comporre l’identikit del criminale e lo fanno e diramano in poco tempo.
A me, esperienza vissuta sul treno Fiumicino-Roma, la polizia ha detto “Lei lo sa, no? Su quel treno salgono gli zingari e rubano, succede ogni giorno, noi non possiamo fare niente”.
Poliziotti sul treno, no??? Agenti nelle stazioni a rischio, no???
Ecco, se uno Stato funziona così a che serve?
Perché dobbiamo pagare tasse per servizi che non funzionano?
E così gli italiani si rassegnano e, in forme sempre più cupe, si allontanano dalle istituzioni, fanno da soli, che poi è il nostro male nazionale.

Inoltre le tasse andrebbero ridotte perché le prime vittime della forte tassazione sono gli italiani tutti che lavorano, operai e imprenditori.
Anzi mi viene da pensare in questo periodo di crisi proprio ai tanti piccoli imprenditori che danno lavoro, creano occupazione nel territorio, ma sono strozzati dai debiti.
Lo stato li lascia soli, al pari degli operai che perdono tragicamente il lavoro, anzi gli manda Equitalia a dare il colpo di grazia prima del fallimento in tribunale.

Ritornando alla spesa pubblica c’è una voce che si discosta ed è dissonante rispetto alle altre nazioni europee: i costi della politica.
I costi della politica non sono solo, caro Rob - Roberto (vedi i commenti a Il nuovo che avanza del 29 settembre scorso), gli stipendi dei parlamentari e dei commessi della Camera e del Senato.

I costi della politica sono negli incarichi e nelle “poltrone” che a decine di migliaia vengono dati, oltre che al Quirinale, alla Presidenza del Consiglio e alle due Camere, con tutto il corredo di palazzi, case, uffici e auto con autista, agli apparati meno vistosi ma ancora più dispendiosi delle Regioni, delle Province, delle aziende a partecipazione statale, regionale o provinciale, agli incarichi “politici” delle direzione usl, negli enti di stato, nei grandi Comuni con il corredo sterminato di assessori, esperti e politici di ogni categoria che finanziano enti e progetti creati ad hoc, cioè per ingrassare loro con i soldi nostri.
La spesa più grande, in questo caso, primo posto in Europa, è in Italia.
Questa è l’Italia “politica”, alleata delle mafie di ogni genere e di ogni territorio, che io non voglio vedere più.
E poi, cari amici, le spese della politica vanno ridotte drasticamente per due ragioni.

Primo, per non rendere appetibile la carriera politica ai mascalzoni.
Secondo, perché è l’unico modo per ricucire una relazione tra Stato e italiani che è morta da un pezzo.

Il nostro bel Paese è in agonia da un punto di vista civile: non c’è collante, non esistono miti fondanti, non ci sono belle storie da raccontare e di cui essere orgogliosi. Destra e Sinistra si sono affrontate a colpi di bassa politica ed è rimasto il deserto dei politici che rubano, dei carrozzoni sindacali che fanno clientela, delle complicità diffuse, degli scandali che si susseguono da decenni senza soluzione di continuità.

Non c’è Italia pensabile in futuro senza una “politica” dimezzata e interamente ripensata.
E tutti quelli che amano l’Italia, veramente e non a chiacchiere, lo sanno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

4 ottobre 2012

Oggi come ieri.

C’è un popolo che tenta di “rimuovere” il problema delle sua identità.
Siamo noi, gli italiani. Le frasi che si sentono spesso tra italiani sono “se fossimo un paese normale”, “se l’Italia non fosse Terzo Mondo”, “siamo allo sfascio”.
Noi italiani, spesso, parliamo come se gli italiani fossero gli altri. Anzi in Italia tutti gli italiani parlano degli italiani come “gli altri”. Ognuno ci tiene a questa distinzione.
Le ferite inferte dalla politica, una volta si diceva “la cattiva politica”, oggi si dice “la politica” senza distinzioni, promuovono in ognuno di noi sconcerto, sdegno, rabbia e, infine, cupa rassegnazione. Siamo inclini al rapido tumulto, ma accettiamo troppo presto il vuoto della memoria. E’ successo spesso, nella nostra storia, di non fare i conti col passato.

Non sono stati fatti i conti col passato fascista, per esempio, e ha fatto comodo a tanti, troppi, pensare che il popolo italiano avesse semplicemente “subito” la dittatura. La Sinistra non ha mai capito, o non ha voluto capire, l’ampiezza dell’appoggio popolare al fascismo. Dopo l’8 settembre, altra data rimossa della storia italiana, gli italiani si sono divisi in una miriade di posizioni diverse. Alcuni fascisti sono rimasti fascisti, altri sono rimasti tali per necessità imposta, ma pronti a dimenticare in fretta. Molti italiani hanno iniziato una tenace forma di resistenza civile al fascismo e all’occupazione nazista. Se ne sono infischiati dei bandi fascisti e hanno salvato, ospitandoli, ebrei e prigionieri alleati in una misura eroica e in una quantità che non ritroviamo in altri paesi. Lo hanno fatto spesso al prezzo della loro vita. Molti hanno preso la strada della guerra armata per liberare l’Italia dai fascisti e dagli occupanti tedeschi. Altri si sono arruolati nell’esercito regio, il cosiddetto esercito badogliano. Altri si sono nascosti come e se potevano. E’ stata una guerra civile di proporzioni gigantesche con il Paese occupato da due eserciti e il fronte di guerra che travolgeva, giorno dopo giorno, ogni casa, ogni città, ogni famiglia. Eppure di questa tragedia di proporzioni gigantesche, così complessa da interpretare, non si è parlato. Pochi libri e tutti con specifici punti di vista ideologici, diversi tra loro, pochi film e quasi tutti commedie che facevano ridere con un Alberto Sordi nel personaggio fisso del cretino.

Non sono stati fatti i conti con gli anni 70 che sono stati “rimossi” senza pervenire, non dico ad analisi unitarie, ma quanto meno a ipotesi interpretative di natura conclusiva.
E non sono stati fatti i conti con Tangentopoli e col “fenomeno” Berlusconi.
Su ognuno degli argomenti citati c’è la guerra civile come il giorno dopo l’8 settembre…

Anche oggi è così. Gli italiani sono lividi di rabbia nei confronti dei politici che rubano, i politici che dicono ma non fanno, promettono ma non mantengono.
Però i fatti politici e gli scandali si succedono nella generale indifferenza della popolazione più comune.
E’ evidente un deficit di educazione storica, civica, politica nel popolo italiano.
Spesso “sopportiamo” questo deficit grazie all’umanità generosa di cui siamo dotati, ma nelle epoche in cui la nostra storia va cambiata, governata e diretta, questo non basta.
Manca la coscienza della nostra identità nazionale che ritroviamo solo davanti alle nostre opere d’arte circondate dai turisti, davanti alle bellezze naturali uniche, di fronte al cibo cucinato come solo da noi, di fronte ad una cordialità e generosità di stampo fraterno che resiste ad ogni crisi anche se è sempre più messa a dura prova.

Eppure questo arrabbiarsi contro l’Italia e contro noi stessi mostra solo l’amore che proviamo, ancora una volta, per la nostra straordinaria identità. Nessuno si arrabbia veramente per qualcosa che non ama. Il freddo silenzio è l’ingrediente migliore della separazione emotiva.
Gli italiani non sono capaci di silenzio, ma l’amore per l’Italia si veicola in forme confuse, imprecisate, e si mischia alla perdita di ogni memoria storica e ad un fenomenale e cinico individualismo.
Metti 10 italiani intorno a un tavolo a discutere ed avrai 10 posizioni diametralmente opposte e altrettanti attori protagonisti. Nella terra di Leonardo da Vinci ognuno si sente un genio, più bravo e furbo di tutti gli altri.
L’orizzonte dell’uomo politico italiano, poi, è circoscritto dalla difesa del suo particolare interesse. Sottoposti a secoli di invasioni, dominazioni, guerre, alleanze, emigrazioni ed immigrazioni, noi italiani, al centro di tre continenti, abbiamo preso il meglio e il peggio dei popoli intorno a noi: Europa, Oriente, Africa, Mediterraneo, Sud, Nord.

E’ la teoria del “popolo ponte” che ho già delineato con chiarezza: vedi “Il Popolo Ponte” del 22 marzo 2011,
http://paologls.blogspot.com/2011/03/unita-ditalia_22.html,
un post già letto da migliaia di lettori come voi e che spero diventi il titolo delle ricerche che sto conducendo.

Di questa perenne confusione siamo spesso stanchi e invidiamo i popoli che hanno un’identità, magari discutibile o antipatica, ma chiaramente definita.

Eppure la nostra complessità è la nostra qualità umana più grande.
Se solo ne avessimo coscienza e sapessimo farne un uso tanto orgoglioso quanto misurato e consapevole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
PAOLO GIUNTA LA SPADA

1 ottobre 2012

Le previsioni di fine settembre 2012.

Un "gioco" immaginario, ma un gioco maledettamente serio...

1) Siamo nel giugno del 2013. Elezioni politiche in Italia. Tre partiti hanno più voti degli altri. Sono il Partito Democratico che ottiene il 18%, il Popolo della Libertà con il 18% e il Cinque Stelle con il 17%.
Difficile fare alleanze di governo. Dopo una lunga e critica consultazione si torna ad un governo a direzione tecnica con l’inserimento di alcuni ministri di PD PDL e UDC. Berlusconi ottiene la garanzia che il sistema radiotelevisivo nazionale non subirà mutamenti.

2) Il Popolo della Libertà (23%) è il primo partito grazie alla frammentazione dei partiti della Sinistra che tutti insieme raggiungerebbero quasi la maggioranza assoluta, ma divisi (PD 18%, Cinque Stelle 18 %, Di Pietro 7%, altre liste di Sinistra 5%) vengono ancora una volta battuti da Berlusconi che ottiene l’incarico di formare il nuovo governo. Per disporre di una larga maggioranza l’ex-premier apre a Casini, che accetta; all’area dei “tecnici”, che accettano; alla Lega, che si spacca in due diversi partiti del Nord, uno berlusconiano e uno di opposizione.
Le liste Santanchè-Storace offrono la loro piena collaborazione. Inoltre l’ex-premier fa “campagna-acquisti” nelle altre formazioni fino a raggiungere una maggioranza schiacciante. L’area dei cosiddetti “Responsabili” guidata da Scilipoti si ingrossa fino a diventare formazione di governo.

3) La Coalizione di Centro Sinistra vince, ma, a causa delle solite divisioni, del successo di Grillo e del forte astensionismo, per pochi voti come nel 2006.
Bersani ottiene l’incarico, ma dopo 8 mesi, la maggioranza si sfalda sul tema del matrimonio gay. A causa del cosiddetto “fuoco amico” si va a nuove elezioni e si ricomincia tutto.

4) Altro?

Molti italiani pensano o sperano altro, ma la realtà è che: la crisi economica è feroce, i settori imprenditoriali sono divisi, la Sinistra è divisa, la Destra ha i suoi problemi ma è meno divisa.
L'astensionismo e il successo di Grillo, insieme, contribuiranno a creare una forte condizione di instabilità politica.
Se dopo aver "parlato" di primarie per un anno, il Centro-Destra "richiama" Berlusconi la ragione è quella di sempre: riuscire a riempire il vuoto politico che si è creato. Certo, l'immagine non è quella di una volta, l'età è avanzata, ma l'impero finanziario e mediatico dell'ex-premier è più forte che mai.
E poi le alternative per gli elettori di Destra dove sono?
Chi sa parlare alla gente e apparire come un leader?
Nessuno si sforza di capire l'italiano che ha votato PDL o Lega.
Inoltre in Italia, si sa, il voto si sposta spesso all'interno degli schieramenti di Destra e di Sinistra, molto più raro che un elettore di Destra voti Bersani o un elettore di Sinistra voti Berlusconi.
Ora, secondo me, Grillo "pescherà" molto più a Sinistra che a Destra. Mentre la Destra potrà perdere la partita solo se l'astensionismo sarà elevatissimo come è successo nelle ultime regionali-provinciali, ma si sa che alle politiche gli italiani non mancano mai...

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

29 settembre 2012

Il "nuovo che avanza".

C’è un grande dibattito oggi sul “nuovo che avanza”. Sembra di essere tornati al 1992. Scandali, inchieste, e nuovo che avanza oggi come allora.
Allora avanzò così tanto che un Berlusconi, dico “un Berlusconi”, andò al governo e, salvo brevi intermezzi, ci restò fino a novembre 2011.
Assomiglia anche al 1919-1921 quando molti, tra uno sciopero e l’altro, si aspettavano l’abbattimento della classe politica liberale e invece ebbero, dal 28 ottobre 1922 in poi, l’abbattimento dello Stato liberale.
In effetti di rottamatori ce ne sono sempre stati tanti, in ogni epoca, e l’antipolitica l’ha cavalcata Mussolini, l’Uomo Qualunque, la Lega, Berlusconi, Grillo, perfino Renzi.

Non mi fraintendete: di non vedere più al telegiornale e in Parlamento le solite facce sarei felice, anzi, come ho già detto in numerosi post dello scorso inverno, mi piacerebbe vedere azzerata l’intera classe politica italiana.
Ma con chi dovremmo sostituire i mediocri politici di oggi?
Animato da speranza ho navigato a lungo nel blog di Grillo e del Movimento 5 Stelle e, mi spiace dirlo, ho concluso che non è un’organizzazione democratica. Forse può migliorare, la mia è un’opinione relativa ad oggi 30 settembre 2012.
Inoltre la qualità dei dibattiti nel sito, anche se su molti argomenti i 5 Stelle esprimono idee interessanti, è bassa.
In effetti un conto è articolare la pars destruens, in questo non solo Grillo ma tutti gli italiani sono bravissimi, un conto è governare l’economia, l’industria, l’agricoltura, il turismo, la ricerca scientifica, l’istruzione, la sanità, i servizi per i cittadini, la nettezza urbana, lo sviluppo delle infrastrutture e i tagli alla spesa, lo smaltimento dei rifiuti, i diritti civili, il fisco.

A chiacchiere sono tutti bravi: usare i soldi dello stato, e decidere quanto prende di stipendio tizio e caio, è un’altra storia.
E’ inquietante il fatto che nei rappresentanti del Movimento 5 Stelle manca la preparazione politica-amministrativa- storica- giuridica e che il capo assoluto non si possa contattare.
Ma quello che preoccupa di più è che, pur di essere eletti in Parlamento sfruttando la grande ventata di novità, si infiltrino nel Movimento furbi e furbetti di ogni tipo.
Infatti per iscriversi al 5 Stelle bastano pochi clic di mouse e per candidarsi altrettanto.
Grillo dice che è la rete a decidere, giusto, ma nei territori dove non c’è nessuno potranno candidarsi anche degli imbecilli, non tutte le province sono come Parma o Genova, e non tutta l’Italia è come l’Emilia o la Liguria così piene di 5 Stelle ben conosciuti e poi non credo che pochi colpi di clic siano sufficienti a definire la preparazione, l’onestà e la capacità professionale di una persona.
Inoltre il programma 5 Stelle appare lacunoso e, in alcuni campi come la politica estera, del tutto carente.
Non basta fare qualche battuta contro l’euro e gettare un po’ di antieuropeismo qui e là per governare un Paese complicato come l’Italia e gestire le relazioni internazionali.

Sono contro Grillo? No, al contrario e, l’ho già scritto, auspico che lui moderi i toni e diventi più costruttivo, e i partiti di Sinistra siano capaci di dialogare con il 5 Stelle, ma come sapete tutto ciò è un’utopia: la Sinistra eccelle nella divisività e nel perseguimento dei singoli interessi personali.

Infatti in Italia siamo o con, o contro, e ogni avversario politico diventa sempre un nemico da abbattere e cancellare.
Per me sono da cancellare solo coloro che vorrebbero annientare la basi delle nostre istituzioni democratiche e liberali. Voi mi direte “quali istituzioni? Ma che dice questo?”
Mi pare di sentirvi…
Il fatto è che l’elenco di quelli che sono contro le nostre istituzioni è lungo: al primo posto metto i fascisti, fosse per loro tornerebbero alle più bieche ideologie razziste e totalitarie, all’economia chiusa, autarchica, alla fame, all’imbecillità della censura, alle violenze, ai crimini contro l’umanità.

Ma anche i comunisti non è che ai tempi di Stalin, e non solo, fossero tanto patriottici: dagli giù all’Italia pure loro; e chi li vedeva mai con un tricolore in mano? E ora che la bandiera rossa non va tanto di moda c’è la bandiera arcobaleno. Il tricolore mai…

Non parliamo dei cattolici che si sentono italiani, nel senso di cittadini di un libero Stato solo fino a quando lo Stato odora di acqua santa e incenso, si insegna la religione nelle scuole, e si ricevono miliardi per gli istituti privati ed esenzioni dalle tasse. Quanto al passato lasciamo perdere: siamo passati dalla scomunica dell’Italia alla presa del potere in Italia, ma delle istituzioni democratiche e liberali e dell’Italia i cattolici non sanno che farsene, per loro è importante la finestra che s’affaccia a Piazza San Pietro…

Poi c’è il “partito della pagnotta” costituito da quelli che fanno affari con tutti anche se gli affari sono sporchi o indegni, o lesivi del prestigio e dell’immagine delle istituzioni, insomma quelli che “magnano” e sono tanti in tutti i partiti e in tanti carrozzoni, e anche sindacali.

Poi ci sono i politici tutti che predicano contro l’antipolitica ma loro, immobili nei loro privilegi, con pensioni d’oro e vitalizi feudali, sono in realtà i veri anti-italiani, sono la vera anti-politica, sono l’Italia che non cambierà mai.

Poi ci sono coloro che negano l’identità nazionale: la Lega Nord in testa, che insultano il tricolore e stanno seduti quando c’è l’inno, ma anche i vari regionalisti non scherzano mica, chi vuole tornare ai Borboni, chi vagheggia Cecco Beppe, chi la Serenissima.

Insomma tutti contro l’Italia e i risultati si vedono.

Infatti se vi fate un giro all’estero gli stranieri vi chiedono: perché gli italiani parlano sempre male dell’Italia?
Gli stranieri, a forza di ascoltarci parlar male, si sono convinti, addirittura più di noi, che in Italia ci sono solo mafia e camorra, non capiscono perché un furbastro e miliardario, incapace di governare, come Berlusconi, sia stato votato per 4 legislature, o perché un ex-comico che parla a bestemmie e parolacce come Grillo sia l’ultima “speranza” per molti italiani che vogliono cambiare.

Come si fa a pensare di vendere il Made in Italy in senso globale, non solo auto vestiti e tagliatelle, ma anche il sistema Paese con tutte le sue articolazioni e i suoi talenti, se noi siamo i primi a far cattiva pubblicità?
Ancora una volta tutti contro l’Italia.

Eppure questa Italia è venuta dal nulla e in 150 anni, nonostante i Savoia e le loro politiche, è cresciuta molto e, dopo il fascismo che l’ha portata alla catastrofe, è diventata, con le istituzioni democratiche e liberali che io amo e che in tanti volete distruggere, una delle nazioni più floride del mondo e forse, nonostante la cementificazione selvaggia, rimane uno dei posti più belli del pianeta, e certamente quello in cui è leggibile l’avventura culturale, sentimentale ed estetica più straordinaria del genere umano.

Il vero anticonformismo oggi, il mio “nuovo che avanza”, che sarebbe veramente rivoluzionario, consiste nel credere nell’Italia democratica, antifascista e liberale che non è mai stata realizzata o che, quando realizzata, ha subito attacchi o ha conosciuto regressioni. Al servizio del nostro Paese e contro tutte le mafie e tutti i fascismi. Sempre. Questa è la mia rivoluzione.

Proposte per costruire una società più libera e più giusta?

Le stesse che avete sempre letto su Italy & World.
Subito, per esempio, un dimezzamento dei costi della politica.
L’abolizione del Senato, un inutile e antiquato doppione della Camera. Il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. L’adeguamento immediato del salario dei dipendenti della Presidenza del Consiglio e delle due Camere alla media di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. Il dimezzamento delle “poltrone” della politica locale con la riduzione drastica del ceto politico strapagato nelle province, nelle regioni, nelle USL, in migliaia di enti inutili. L’abolizione di un regime fiscale iniquo che colpisce i più deboli e lascia libertà di evasione dalle tasse ai ladri che, denunciando poco, rubano a chi lo meriterebbe il posto di lavoro al collocamento, l’assegnazione dell’asilo nido per il figlio piccolo, la mensa universitaria gratis per il figlio grande. La vendita ogni anno al migliore offerente, con meccanismi antitrust e in condizioni di trasparenza, delle frequenze radiotelevisive nazionali e regionali.

Si potrebbe continuare a lungo, ma le ricette hanno bisogno di chi affetta aglio e cipolla, del cuoco che cucina e impiatta, e di chi lava i piatti alla fine.


Invece in troppi si mettono seduti a tavola facendo finta di niente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

27 settembre 2012

Nairobi half life

Nairobi Half Life è un film interessante. Spero che giri in tutta l’Africa e nel mondo, e arrivi presto anche in Italia.
La storia è semplice: un ragazzo appassionato di teatro vuole fare l’attore, così lascia il villaggio, dove il padre si ubriaca ogni sera e, deciso a mostrare il suo talento, parte per Nairobi.
Scopre che non é semplice sopravvivere nella grande città e il suo sogno diventa presto un incubo. Costretto dagli eventi entra in una gang di periferia, ma non smette di coltivare il sogno di fare l’attore di teatro: così vive mezza vita come gangster, e mezza vita come aspirante attore.
Il seguito lo vedrete al cinema.
Il film è bello e carico di adrenalina. La sceneggiatura ha avuto il contributo di Billy Kahora, che si è distinto nel 2010 all’International Film Festival di Rotterdam per il film Soul Boy, un’altra opera che “scava” nel dilemma dell’identità africana in continua mutazione. Ci ha lavorato Serah Mwihaki che è passata dal lavoro di attrice a quello di sceneggiatrice. La direzione è di David “Tosh” Gitonga, (All that way for love, 2011).
Regia, sceneggiatura e montaggio sono sapienti e ben governati. La colonna sonora è bellissima. Tra gli attori ci sono molti ragazzi di strada che recitano sè stessi. La lingua, con i sottotitoli in inglese, è uno swahili da slum difficilissimo da capire anche per i keniani.
Il racconto è a tinte forti, con tutti i colori, gli odori, i sapori e i suoni della capitale del Kenya: i quartieri periferici, il traffico, le grandi e caotiche stazioni degli autobus extraurbani, i vicoli degli slums che sono “terre di nessuno”, i caffè dove si incontrano ladri e giovanissime prostitute, le abitazioni ridotte a rifugio per chi fugge e si nasconde, o a luoghi di vizio e perversione.
Il film mostra la condizione di povertà ed estrema precarietà degli abitanti di Nairobi col punto di vista del giovane ingenuo che viene dal villaggio di campagna come un novello Candide alle prime esperienze, ma lo fa senza retorica, anzi a tratti con felici spunti di agro umorismo.
Nairobi appare come una città in preda al crimine, al caos morale, al degrado sociale.
Della città percorsa ogni anno da migliaia di turisti ed abitata da migliaia di espatriati non appare traccia: niente shopping mall perfetti, niente marciapiedi puliti, niente ristoranti e quartieri alla moda, niente Karen Blixen Museum.
Compare solo la faccia miserabile e violenta di Nairobi, e sorprende che le autorità keniane abbiano permesso la proiezione del film anche perché l’immagine della Polizia che emerge è quella di uomini violenti, corrotti, d’accordo con le gang criminali, capaci di far sparire persone o insabbiare delitti senza alcun rispetto della legalità.
Ma, al di là di queste chiare scelte di campo che pescano anche troppo nello stereotipo della “Nairobbery”, il film rivela alla fine il suo carattere salvifico e liberatorio.
Lo fa con qualche lieve e inevitabile inciampo melodrammatico, ma mantiene fino alla fine ritmo alto, pulizia del racconto e registro espressivo elevato.
La denuncia sociale è importante, ma resta la cornice accessoria del film.
Il giovane protagonista, con la sua amabile testardaggine giovanile, mostra un soffio di poetica speranza all’interno del più cupo inferno metropolitano.
Il linguaggio urbano si trasforma in poesia sovversiva e struggente.
La metropoli africana straziata diventa teatro collettivo di redenzione.
Qualcuno potrebbe paragonare il film ad un’opera giovanile di Tarantino carica di azione.
E’ meglio di un’opera di Tarantino perché oltre al racconto carico d’azione e di atmosfere torbide c’è la visione di Nairobi che è molto meglio, per originalità e ricchezza del punto di vista, della solita New York.
Molto più credibili i personaggi di Mwas, Oti e Amina, tutti ben interpretati, che ogni giorno mostrano una delle infinite realtà africane che molti europei ignorano, o vogliono ignorare.
O tengono lontane.
Un film da vedere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada

Qui sotto c'è il trailer, ma non è un gran che.

17 settembre 2012

Una storia italiana

Un criminale all’opera.

Il 5 maggio 1936 le truppe italiane agli ordini del generale Pietro Badoglio entrano in Addis Abeba.
Il 20 maggio Badoglio, a cui non sfugge la situazione di precarietà delle truppe italiane, sottoposte al costante attacco dei resistenti etiopici, rientra a Roma per riscuotere premi e donazioni, tra l’altro una sontuosa villa in Via Bruxelles a Roma.
Rodolfo Graziani viene nominato da Mussolini vicerè, governatore generale e comandante superiore delle truppe in Etiopia.
In data 8 luglio 1936, con telegramma riservato n. 8103, il dittatore Mussolini scrive a Graziani:
“Autorizzo ancora una volta Vostra Eccellenza a iniziare e condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici. Senza la legge del taglione al decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attendo conferma.”
Graziani non ha bisogno di tali sollecitazioni: lo ha dimostrato in Libia dove si è distinto per la furia cieca con cui ha devastato intere regioni e ha fatto morire migliaia di civili nei campi di concentramento della Cirenaica (in verità copiando il modello inglese di campo di prigionia per le popolazioni indigene dell'Africa coloniale).

In Etiopia, il Maresciallo dà l’ordine di usare il gas. In pochi giorni vengono sganciate sulle inermi popolazioni etiopiche 60 tonnellate di iprite e fosfogene, sono rasi al suolo e incendiati migliaia di villaggi, deportate intere popolazioni, passati per le armi centinaia di contadini che hanno la sola colpa di amare la propria Patria e di non accettare la presenza dell’invasore.
Le truppe italiane annientano le residue forze dei fratelli Cassà, di Ras Immirù e Ras Destà e nel marzo del 1937 la conquista dell’Etiopia può dirsi conclusa.
Contravvenendo alle regole di guerra per i prigionieri, Graziani fa fucilare Ras Destà, i fratelli Cassà, i sacerdoti Petros e Micael.
Il 24 febbraio del 1937 la Gazzetta del Popolo, con firma del segretario fascista Guido Pallotta, scrive: “E nello scroscio del plotone di esecuzione echeggiò la più strafottente risata fascista in faccia al mondo, la sfida più cocente alle turbe sanzioniste. Schiaffone magistrale che il Capitano Tucci (ndr.: il capitano Tucci è colui che ha catturato Ras Destà con gli ultimi 40 fuggiaschi a Maskan) menò nella maniera squadrista sulle guance imbellettate della baldracca ginevrina.”

L’attentato

Il 19 febbraio 1937 si svolge ad Addis Abeba la cerimonia di distribuzione di denaro a beneficio dei poveri. Dalla folla di straccioni si levano due giovani studenti che lanciano 8 bombe a mano di fabbricazione italiana: sette morti, una cinquantina di feriti tra cui diversi generali e lo stesso Graziani.
La rappresaglia che segue, ordinata da Graziani, è un crimine contro l’umanità.
Le diverse fonti non concordano sul numero di civili uccisi, ma è documentato che le vittime furono almeno 3.000. Con le bombe a mano, a colpi di fucile, di sbarre di ferro, o con le baionette, il massacro inizia nel primo pomeriggio del 19, dura per tutta la giornata del 20 e fino alle luci dell’alba del 21 febbraio. La parte povera della città viene interamente bruciata.
Il 21 febbraio 1937 Mussolini invia a Graziani il telegramma n. 93980:
“Nessuno dei fermi già effettuati e di quelli che si faranno deve essere rilasciato senza mio ordine. Tutti i civili e religiosi comunque sospetti devono essere passati per le armi e senza indugi. Attendo conferma.”
Il “macellaio” Graziani non delude il dittatore: ancora fucilazioni e deportazioni. Vengono uccisi perfino 70 cantastorie e indovini accusati di cantare o predire la fine della dominazione italiana sull’Etiopia.
A maggio è lui che scrive a Mussolini. Alla fine di una delle tante “giornate di lavoro” telegrafa: “oggi sono stati incendiati 115.422 tucul, tre chiese e il convento di Gheltenè Ghedem Micael”.

Debre Libanos

Il 19 maggio Graziani si presenta a Debre Libanos. Per “attaccare” il monastero non usa le truppe cristiane, ma i mussulmani libici e somali e la banda degli “eviratori”: i Galla di Mohammed Sultan.
Il 21 maggio vengono barbaramente fucilati 297 monaci, 129 diaconi, più tutta la popolazione laica di Debre Libanos per un totale di circa mille vittime. Mai nella storia d’Africa si è verificata una strage di religiosi di così vaste proporzioni.
Graziani rivendicherà con orgoglio, nel suo Memoriale, l’eliminazione del clero cristiano di Debre Libanos e di altre regioni del Paese.
Nel 1938 è tra i primi firmatari del Manifesto sulla Razza che di fatto inaugura la politica di persecuzioni razziali in Italia e nei territori delle colonie.
Altro che buon soldato...

Si potrebbe continuare a raccontare le “gesta” di Rodolfo Graziani in Etiopia a lungo, visto che la lista dei delitti commessi dal “macellaio” è lunga, quasi infinita.
Dopo i crimini commessi in Libia e in Etiopia, Graziani dimostra pessime doti di comandante in Libia nel 1941. I soldati italiani, decisamente inferiori per mezzi e numero, si battono fino all’ultima munizione contro le truppe britanniche, ma Graziani si tiene sempre lontano dal fuoco della prima linea e non sa coordinare i movimenti del fronte. Le truppe italiane vengono lasciate senza rifornimenti, né viveri, e condannate, nonostante il valore della loro straordinaria resistenza, ad essere sopraffatte.
L'11 febbraio del 1941, a causa della sua condotta e incompetenza, Graziani viene destituito da Mussolini. Il Duce vuole processarlo per codardia. Il fascista della prima ora Roberto Farinacci lo accusa di vigliaccheria. La commissione d’inchiesta del regime fascista, diretta dall'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, conclude i lavori nel marzo 1942 senza prendere provvedimenti, ma per due anni Graziani rimane senza alcun incarico.

In Italia...

Dopo la destituzione di Mussolini del 25 luglio 1943, e dopo l’8 settembre con l’inizio dell’attività partigiana dei patrioti italiani, Graziani si distingue nuovamente. Come ministro della Repubblica Sociale Italiana non è responsabile di eccidi perpetrati a danno di popolazioni straniere. Questa volta fa massacrare i suoi stessi connazionali: gli italiani.
Ma forse l’atto più riprovevole per i suoi stessi camerati fascisti lo compie la sera del 29 aprile 1945. Nei giorni precedenti i patrioti italiani avevano chiamato all’insurrezione finale contro il nazifascismo e le città venivano liberate, una ad una, dalle colonne armate dei combattenti per la libertà.
Mentre la battaglia infuria, Graziani lascia i suoi camerati senza alcun comando e soli: già ai primi d'aprile è riuscito a stabilire contatti in gran segreto con gli Alleati. Il 29 aprile raggiunge alla chetichella il IV Corpo d’Armata statunitense al quale si consegna per sfuggire ai patrioti che lo cercano per fucilarlo. Un vero soldato dovrebbe morire con le armi in mano e non lasciare soli i camerati di tutta una vita!
Dopo un mese di reclusione a Roma viene inviato in Algeria come prigioniero di guerra presso il POW Camp n. 211 di Cap Matifou e il 16 febbraio 1946 viene rinchiuso nel carcere di Procida.
Il 5 giugno 1948 viene processato per aver fatto parte della dirigenza fascista che ha condotto la nazione alla catastrofe: è condannato a 19 anni di carcere.
Nel clima di generale amnistia dell’epoca ben 17 anni sono subito condonati. Si riconosce che "l'imputato si è limitato ad obbedire ad ordini superiori e che non poteva incidere sulle decisioni del Governo della RSI". In realtà Graziani è stato Ministro della Difesa e responsabile del bando con cui erano condannati a morte i renitenti alla leva e i partigiani (il tristemente noto “bando Graziani”).
Americani e inglesi non mostrano interesse ad incriminare Graziani, nonostante le continue richieste da parte delle autorità etiopiche che hanno fornito la documentazione relativa ai crimini di guerra perpetrati dal “macellaio”.
Infine la Commissione delle Nazioni Unite conviene che esistono le ragioni per un processo a otto ex-gerarchi fascisti incluso Graziani, ma gli sforzi per processare Graziani vengono gradualmente abbandonati anche dall’Etiopia. La ragione principale è l’appoggio che il nuovo governo italiano, democratico e antifascista, sta dando al Paese di Haile Selassie sul tema dell’annessione dell’Eritrea.

Graziani sconta così solo 4 mesi di carcere.

Il Comune di Affile, cittadina della Ciociaria dove visse a lungo dopo la guerra e la scarcerazione, gli ha dedicato un mausoleo-monumento l’11 agosto 2012.
Il Corriere della Sera ha scritto il 12 agosto: “Tra accuse e interrogazioni alla governatrice Renata Polverini, il monumento è finito nella bufera. Bloccato tra gli anni Novanta e il Duemila, il mausoleo al gerarca fascista è stato riproposto e portato avanti, da circa un anno, dal sindaco Ercole Viri”.
Per fare il mausoleo sono stati spesi 127.000 euro dei contribuenti italiani in un’epoca di profonda crisi economica e di debito statale.
Questo monumento è un’offesa ai popoli italiano, libico ed etiopico che ebbero a soffrire gli ordini insensati, le persecuzioni, gli eccidi e le stragi perpetrate da Graziani.

Noi italiani ci associamo agli etiopici e ai libici che non vogliono questo monumento e chiediamo alle più alte istituzioni di rimuoverlo, o dedicarlo NON all’autore di crimini contro l’umanità, ma al contrario alle sue vittime, all’amicizia tra i nostri popoli, alla pace conquistata con la Resistenza, all’Italia del presente e del futuro che è orgogliosa della sua civiltà e ripudia, oggi come ieri, l’orrore del fascismo e delle sue leggi razziali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Giunta La Spada