4 dicembre 2018

Il presepe




Ricordo perfettamente quando da piccolo, con mio fratello mio padre e mia madre, facevo il presepe. Papà collegava un tubo di plastica tra il presepe e l'unico bagno di casa, e apriva l'acqua per fare laghetti e ruscelletti. Mamma spargeva ghiaietta bianca e farina sulla carta crespa, dipinta di verde, marrone e nero da noi stessi, che serviva a fare montagne e grotta. Si mettevano le lucette e i personaggi che non erano tantissimi, forse perché non erano tanti i soldi e mamma e papà dovevano far quadrare i conti. Si mettevano le candeline accese vere sull'abete, a rischio incendio, e poi la sera di Natale ci davamo tutti la mano, dicevamo la nostra preghierina tutti insieme, si apriva il tubo dell'acqua un minuto solo, si guardavano con trepidazione le lucette colorate, ci davamo un bacio tutti e il regalo più grande era vedere la dolcezza nello sguardo lucido di mamma e la soddisfazione di papà perché io e mio fratello eravamo sempre i più bravi a scuola; ma non è questo che vi voglio raccontare. Sono letteralmente scandalizzato dall'uso politico e strumentale che personaggi come Meloni e Salvini fanno del presepe. Il presepe è un simbolo di fratellanza e di amore. Farlo diventare come fanno Salvini e Meloni un simbolo di razzismo, odio e divisioni è profondamente anti-cristiano e molto razzista ed è l'opposto della vera civiltà italiana...

29 novembre 2018

Felpe senza tasche


C'era una volta un venditore di magliette e felpe.
Era di origine settentrionale.
Era bravo nelle chiacchiere e la gente che passava si fermava spesso ad ascoltarlo.
Tanti compravano le felpe e le magliette.
Il venditore era talmente bravo che molti compratori si facevano i selfie con lui.
Un giorno il venditore, per allargare il suo limitato orizzonte di vendite, si recò verso il Sud Italia.
Con sorpresa dei suoi amici del Nord, andò a Napoli, una città che aveva sempre odiato.
Si recò nel punto più adatto per vendere magliette e felpe: davanti allo stadio San Paolo affollato di tifosi che andavano alla partita.
Lì incontrò uno giovane napoletano che lavorava come steward allo stadio.
Lo steward gli diede consigli su come ingraziarsi i tifosi napoletani e lui ringraziò regalandogli una felpa.
Dentro lo stadio lo steward scoprì che la felpa era bucata e, finita la partita, tornò al venditore del Nord per dirglielo e farsela cambiare.
C'era una grande coda per comprare le felpe e lo steward pensò che il venditore era bravo a farsi amici i napoletani.
Quando gli disse della felpa bucata il venditore rispose che non l'aveva bucata lui, ma quelli che avevano avuto la felpa prima di lui.
Lo steward rise e pensò quasi di mettersi in società con un uomo così abile nella vendita e bravo nelle battute.
Si licenziò da steward allo stadio e andò a Genova a trovare un amico che, anche lui, gli aveva offerto un lavoro: come attore.
Passarono anni e il vecchio amico di Genova insegnò al giovane di Napoli a recitare.
Soprattutto, diceva il maestro di recitazione, non devi far capire agli altri quando non capisci una questione, la gente non ha interesse a conoscere la verità, basta fargli credere che quello che dici tu sia la verità. 
Da quel giorno il giovane dei dintorni di Napoli ricontattò il venditore di felpe e magliette proveniente dal Nord e si mise in società con lui.
Le vendite andavano benissimo.
Inventarono un nuovo tipo di felpe senza tasche e senza chiusure lampo.
Quando gli italiani chiedevano perché non c'erano tasche loro dicevano che era colpa di quelli di prima che le tasche non le facevano più.
Quando chiedevano perché quelli di prima non le facevano più, dicevano che era colpa dell'Europa.
La gente rimaneva un po' stranita, ma comprava lo stesso.
Col tempo gli italiani si vestirono tutti allo stesso modo, le stesse magliette, la stessa felpa.

Ora, da un po' di tempo, chi fa domande perde il lavoro, l'Italia ha cambiato nome e Napoli non si chiama più Napoli; e se uno pronuncia l'espressione "Roma capitale" gli fanno la multa.
I selfie non se li fa più nessuno.
La scuola insegna poche necessarie nozioni.
La storia e la letteratura sono materie vietate.
Se ti beccano con una vecchia antologia di italiano rischi la galera.
Le banche, inoltre, sono tutte chiuse per debiti.
Ora nessuno si lamenta più delle felpe senza tasche perché nessuno ha soldi da mettere in tasca.
L'Europa è lontana.

Molto lontana.

21 novembre 2018

Amo l'Italia


Si può "pretendere" che il ministro Salvini la smetta di dire cose dannose per l'Italia come "ora aspetto le lettera di Babbo Natale" in riferimento alla lettera dell'Unione europea? 
Si può pretendere che chi è riuscito in pochissimi mesi a distruggere l'immagine dell'Italia nel mondo, e a inguaiarne l'economia, e ad avvelenare le nostre relazioni civili, se ne vada a casa? 
Quanto al voto ricordo che alle elezioni del marzo 1933 il partito di Hitler prese il 43,9%. 
Poi sappiamo tutti come è andata. 
Mio padre, tutta la vita con profondo orgoglio nell'Arma dei Carabinieri, ha combattuto tedeschi e fascisti per regalarci un'Italia prospera e libera. 
Indietro io non torno. Amo l'Italia e non amo gli imbroglioni.

3 novembre 2018

4 novembre


L'Italia dichiarò guerra all'Austria il 23 maggio del 1915.
Non c'era alcuna ragione che giustificasse l'ingresso dell'Italia nel conflitto viste le trattative del governo con Vienna, e le concrete possibilità di accordo con Londra: poteva essere sfruttata la neutralità ottenendo non solo Trento, Trieste, e le "terre irredente", ma anche tutti i vantaggi che sarebbero derivati da una condizione interna di pace.
Prevalse, purtroppo, l'idea della guerra.
Al censimento del 1911 la popolazione italiana ammontava a 35.845.048 residenti e a 34.671.377 presenti di fatto. 
Tra il 1915 e il 1918 vennero chiamati alle armi 5.903.140 italiani; di questi 4.200.000 furono impiegati in prima linea.
I morti in guerra o per cause di guerra furono, considerando le diverse fonti, tra 680.000  e 709.000.
I feriti furono 950.000 - 1.050.000;  di questi 463.000 riportarono menomazioni permanenti.
I prigionieri italiani furono circa 600.000, metà dei quali catturati dagli austro-tedeschi dopo la disfatta di Caporetto del 24 ottobre 1917.
100.000 italiani morirono durante la prigionia per le epidemie infettive presenti nei campi, ma soprattutto di fame, a causa del criminale ordine imposto dal governo italiano di bloccare i pacchi delle famiglie ai figli prigionieri, indicati come possibili sospetti di vigliaccheria.
La cosiddetta battaglia finale a Vittorio Veneto fu in realtà la constatazione della resa, dello sbando e del crollo irreversibile dell'impero austro-ungarico, spazzato dalle divisioni delle insorgenti nazionalità che lo avevano composto per secoli.
Se gli italiani dovessero scegliere una battaglia decisiva per le sorti della Patria, e rappresentativa della ritrovata unità nazionale nell'amara tragedia del conflitto, questa dovrebbe essere senz'altro la battaglia del Piave, e non di Vittorio Veneto.
La prima guerra mondiale che, ancor oggi, viene definita come "quarta guerra d'indipendenza italiana", fu un massacro inutile e drammatico che determinò il peggiorare delle condizioni economiche e sociali d'Italia e favorì il successivo avvento della dittatura.

26 agosto 2018

Gli italiani hanno scelto la mediocrità.




Sono reduce da un viaggio in Inghilterra. Ho visitato il campus di una università che sembra essere tra le prime 5 in Europa per le scienze sociali.  
Il campus sorge su 200 acri, cioè quasi 81 ettari di terreno. 
Campi verdeggianti, un grande lago artificiale, fontane e piazze, palestre e campi sportivi, grattacieli, dozzine di dipartimenti dove studiano 14.000 studenti.
Lo studente senior che ci ha guidato nella visita ci ha mostrato una realtà consistente e viva, con lati deboli e aspetti da migliorare, ma straordinariamente dinamica e molto lontana da come si presentano le università italiane.
Non parlo solo della qualità degli studi, spesso elevatissima anche da noi, ma del fatto che campus universitari così in Italia non esistono, mentre nel Regno Unito, ma anche in molti altri paesi del mondo più evoluto, ne esistono moltissimi.
Tali campus sono infatti considerati la base necessaria e imprescindibile di ogni sviluppo tecnologico, scientifico e sociale per ogni nazione moderna.
Le classi dirigenti di ogni nazione civile investono i loro capitali in questi campus che, tra l'altro, offrono un ritorno economico elevato grazie alle rette pagate dagli studenti, alle donazioni private e alle facilitazioni statali.
Le classi dirigenti italiane, invece, non hanno fatto nulla per migliorare gli asset delle nostre scuole e delle nostre università.
Inoltre, se si segue il quotidiano dibattito politico, sembra che l'unico problema per i politici al governo siano 4 poveretti su una nave nel porto di Catania, e colpisce che gli italiani, in piena deriva morale e culturale, nutrano una spiccata simpatia per questi politici oggi al governo.
Certo, le premesse per il fallimento c'erano tutte: Salvini, Di Maio o Meloni non sono laureati, la gran parte dei nostri politici, di tutti i partiti, non lo è. 
Molti di loro non sanno che cosa significa avere una laurea scientifica, o tecnologica, hanno una ridotta o inconsistente conoscenza della storia, dell'economia, della società. Non hanno mai lavorato. Non hanno viaggiato, se non per brevi vacanze, e non conoscono le lingue straniere. 
Piuttosto hanno studiato come fare una battuta azzeccata in un talk-show televisivo e questo sanno farlo benissimo.
Il loro livello è il livello degli italiani di oggi: parolai, faciloni, in una parola mediocri.
Segno di una crisi che va avanti da decenni e che ha condotto ad un diffuso analfabetismo funzionale, cioè alla condizione di chi non riesce a capire un saggio storico, scientifico o letterario, anzi non riesce a capire neanche un editoriale su un quotidiano.
Con la diffusione dell'ignoranza ci sarebbe da aspettarsi massicci investimenti su scuole e università, selezione e formazione dei docenti e dei dirigenti, reperimento delle risorse per una rivoluzione in positivo del sistema formativo.
Niente di tutto questo.
E l'economia?
Continuiamo a parlare di alcuni immigrati su una nave mentre il Paese si avvia al declino, le infrastrutture non reggono e crollano, il sistema industriale è a pezzi, il clima sociale è pessimo, il confronto civile inesistente.
Non esiste un piano economico e industriale, una pianificazione del territorio, un'indicazione strategica sugli asset fondamentali di una nazione.
Scegliendo politici chiacchieroni e illusionisti gli italiani mostrano di aver scelto la mediocrità, e di subire l'effetto di una  propaganda-sonnifero che li avvelena ogni giorno di più.


1 agosto 2018

Bar sport


La TAP non si fa.
La TAV non si fa.
La nuova Buona scuola non si fa.
La Fornero che dovevano disintegrare non si fa.
Il reddito di cittadinanza, la prima cosa che facevano, non si fa.
L'uscita dall'Euro non si fa.
L'uscita dall'Europa non si fa.
La Flat Tax non si fa.
Il lavoro non si fa.
L'Olimpiade non si fa.
Lo shopping non si fa.
State a casa e non vi fate venire idee con vostra moglie che fa caldo, non si fa.
Non v'ammalate, non si fa.
La Champions non si fa, dopo CR7 la Juve vende al Milan.
La Banca d'Italia ha comprato un milione di Gratta e Vinci e prima o poi vincerà qualcosa.

Gli anziani meglio che vanno al supermercato e ci stanno la giornata.
Firmato Salvini Di Maio






29 luglio 2018

Crisi delle società democratiche


La democrazia in Italia è in crisi per molteplici fattori: malgoverno, corruzione, crisi economica che impedisce un riformismo sociale efficace, crisi del sistema formativo e culturale, grave diffusione dell'analfabetismo funzionale, perdita di memoria storica e regressione alle peggiori aberrazioni ideologiche del Novecento.
Un motivo in più per rifiutare il disimpegno, la passività, la rassegnazione che è complice di razzismi e inciviltà; o un motivo in più per rifiutare l'atteggiamento molto chic di quelli che "io non mi sporco le mani, sono superiore", figurarsi, quanti ne conosco, mi sembra di sentirli. 
Una ragione in più per impegnarci. 
Davanti alla crisi delle società democratiche dovremmo sforzarci di ritrovare il senso della collettività, il gusto irrinunciabile della libertà, la bellezza del diritto comune fissato nelle leggi, la voglia di tornare alla cultura condivisa e alle competenze, e all'idea di una società che sceglie i più preparati, i più onesti, i migliori.
Mai si dovrebbe assecondare la deriva verso la mediocrità...

Certo, tutti abbiamo il problema della rappresentanza, della delega. 
Al riguardo vorrei dire due cose. 
La prima è che il popolo non è affatto migliore dei politici di professione, una cosa è chiacchierare e un'altra esercitare la funzione del governo e dell'amministrazione. 
La seconda è che noi, popolo, dovremmo smettere di lamentarci perché se si sono prodotti "questi" politici è perché noi non abbiamo denunciato e lottato abbastanza, non ci siamo impegnati abbastanza per creare un tessuto civile e morale, e delle abitudini nazionali condivise, di cui essere orgogliosi. 
Oggi gli italiani assomigliano ai tifosi delle squadre di calcio, ognuno col suo partito e la sua verità, incapaci di guardare e accorgersi della realtà. 
Certo, il sistema e l'industria culturale non aiuta, la scuola è trascurata, l'informazione negata o contraffatta. 
Ma esiste anche una società dell'eccellenza in Italia, gente che lavora seriamente, è onesta, competente, si impegna nel volontariato civile e culturale, è rispettata non per le chiacchiere che fa, ma per il profilo umano e professionale che rappresenta: io voglio che tali persone governino, non un imbecille "preso a sorteggio"...


Foto del 28 luglio 2018: l'inciviltà del popolo, di "certo popolo", è uguale o peggio dell'inciviltà di "certi politici". Fino a quando i comportamenti del popolo saranno "questi" avremo "questi" politici... 

28 giugno 2018

Sbarchi: che cosa decidiamo?

Il problema non è sbarchi sì, o sbarchi no.
Il problema è: come funziona l'integrazione?
Malissimo, questa è la realtà.
Uno straniero che vende 50 Euro di collanine e teli da mare in spiaggia riceve 5 Euro dalla sua organizzazione criminale alla quale versa 45 Euro ogni giorno.
Un ragazzo che raccoglie pomodori in Puglia e in Campania prende 2 oppure 3 Euro l'ora.
Uno che vende fazzoletti ai semafori non racimola più di 5 o 10 Euro al giorno.
E' questa l'integrazione?
Allora, a chi fa comodo che arrivino migliaia di poveracci?
Fa comodo a due categorie:
1) quelli che ci guadagnano,
cioè organizzazioni che sugli stranieri hanno costruito fortune finanziarie;
2) ai razzisti di ogni risma, che sulla mancata integrazione speculano.
Vogliamo iniziare a ragionare ed evitare di chiudere gli occhi e non vedere la realtà?
E soprattutto: vogliamo combattere la peste dell'umanità che è il razzismo?
Sarebbe ora...

11 giugno 2018

L'Europa e gli immigrati


La riforma del regolamento di Dublino bocciata qualche giorno fa da Salvini prevedeva di semplificare l’individuazione dello stato responsabile dell’esame di una richiesta di asilo.
In secondo luogo stabiliva un giusto meccanismo di rigorosa distribuzione dei richiedenti asilo (spartiti in quote calcolate sulla base della popolazione e del PIL dei vari stati europei).
C'era poi il controllo di ammissibilità delle domande di asilo, che nel caso spetterebbe al primo paese d’ingresso in Europa e la limitazione del diritto a presentare ricorso per i richiedenti asilo, la possibilità per gli stati dell’Unione di non partecipare al sistema correttivo di ridistribuzione versando 250mila euro per ogni richiedente asilo che rifiutano di accogliere, e l’estensione della definizione di parente anche ai fratelli e alle sorelle dei richiedenti asilo.
Di tutto questo in Italia non si è parlato, Salvini ha rifiutato in blocco tutta la proposta della Commissione europea per cui siamo tornati all'accordo di Dublino nella versione che impegna di più l'Italia come unico luogo di sbarco presente in Europa.
Sì, perchè nazioni come Francia, Regno Unito, Spagna, Olanda o Germania, solo a titolo di esempio, hanno chiuso i loro porti da anni e anni.
Non mi risulta che i governi di centro-sinistra abbiano mai stabilito un conflitto per far aprire i porti francesi e spagnoli o far cancellare gli accordi di Dublino.
Gridare allo scandalo oggi, e solo per il governo italiano di oggi, non serve.
Al massimo i governi trascorsi si sono lamentati del primo accordo di Dublino firmato dal governo Berlusconi-Maroni.
Berlusconi, con l'ausilio dell'allora ministro dell'Interno, il leghista Maroni, riuscì nel 1997 a firmare un accordo con tutti i Paesi dell'Unione europea, accordo ancora in vigore, che stabilisce che uno straniero sbarcato in una nazione europea non potrà lasciare quella nazione, ma dovrà rimanerci senza potersi trasferire in altro Paese dell'Unione europea. 
Le impronte digitali prese all'arrivo e inserite in un data-base europeo garantiscono che l'emigrato eventualmente fuggito in altra nazione sia rispedito in Italia.  
Bastava guardare una cartina geografica per capire che l'Italia è nel bel mezzo del Mediterraneo e che sarebbero venuti tutti o quasi da noi, ma Berlusconi e i suoi amici della Lega, mentre la ministra Gelmini aboliva la geografia dalle scuole superiori, non arrivarono a dare un'occhiata ad una mappa geografica e siglarono allegramente l'accordo.
Gli italiani e l'Italia hanno fatto tanto per accogliere, possiamo esserne orgogliosi, spesso senza averne i mezzi, ma come ha funzionato l'accoglienza?
Non si può dare un giudizio univoco perché le realtà di accoglienza e integrazione sono le più diverse, ma, fermo restando il ripudio totale di ogni razzismo, in linea con l'articolo 3 della nostra Costituzione, e le necessarie tutele degli stranieri perseguitati richiedenti asilo, in linea con l'articolo 10 della nostra Costituzione, è chiaro che un sistema di accoglienza, così come è ora, non funziona. 
Favorisce l'infiltrazione mafiosa, lo sfruttamento degli stranieri, la diffusione del lavoro nero, l'emarginazione, la criminalità e anche l'arricchimento di chi guadagna con la scusa dell'accoglienza.
Il fenomeno rischia di essere fuori controllo e andrebbe governato con vivo senso di solidarietà, ma anche con la massima fermezza e trasparenza. 
Si dovrebbero seguire i consigli dell’European Council for Refugees and Exiles (ECRE), che riunisce organizzazioni presenti in tutti i paesi europei, e che ha esortato il parlamento europeo a creare norme più giuste e rispettose dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo.
Anche l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) ci ricorda che non si può affidare alla geografia la gestione del fenomeno migratorio, "stabilendo un rapporto tra il paese di primo ingresso nell’Unione europea e la sua responsabilità nell’esaminare la domanda". 
Va introdotto un meccanismo europeo di ridistribuzione delle domande d’asilo all’interno del territorio dell’Unione.
E' necessario che intervenga un principio di solidarietà e di equa ripartizione tra i diversi paesi fin dal momento in cui un richiedente asilo entra nel paese di primo ingresso e non solo in una situazione di particolare sofferenza di quel paese (vedi estate a Lampedusa). 
Questa ripartizione dovrebbe avvenire tendendo conto dei “fattori di connessione” tra il richiedente asilo e un determinato paese: i legami familiari, la conoscenza della lingua, la presenza di un precedente soggiorno in un paese europeo, gli studi scolastici, i desideri espressi dal richiedente, la presenza di uno "sponsor" disponibile ad accogliere il richiedente asilo.
Chiudere i porti come dice Salvini, senza aver trattato sulla riforma dell'accordo di Dublino, è solo l'ennesima mossa teatrale che non serve a niente.
La Sinistra sta cadendo nella trappola dell'opposizione meramente ideologica al governo, in questo modo Salvini aumenta i suoi voti.
Invece l'opposizione dovrebbe incalzarlo su quello che non fa, sulla inconsistente politica del governo, su una politica di annunci e chiacchiere che non risolverà né il problema dei rifugiati, né muterà un sistema di accoglienza che non funziona.

Opera di Roger Pibernat



4 giugno 2018

Qualcuno, per favore, può dirgli di leggerlo?


Scrivevo, tra l'altro, prima delle elezioni:
"D come Dublino. Che programma hanno i partiti per tentare di abolire gli sciagurati accordi di Dublino firmati da Berlusconi e Maroni nel 2003, e che nessun governo è mai riuscito a cambiare?
(Ricordo che Berlusconi, con l'ausilio dell'allora ministro dell'Interno, il leghista Maroni, riuscì a firmare un accordo con tutti i Paesi dell'Unione europea, accordo ancora in vigore, che stabilisce che uno straniero sbarcato in una nazione europea non potrà lasciare quella nazione, ma dovrà rimanerci senza potersi trasferire in altro Paese dell'Unione europea. 
Le impronte digitali prese all'arrivo e inserite in un data-base europeo garantiscono che l'emigrato eventualmente fuggito in altra nazione sia rispedito in Italia.  
Bastava guardare una cartina geografica per capire che l'Italia è nel bel mezzo del Mediterraneo e che sarebbero venuti tutti o quasi da noi, ma Berlusconi e i suoi amici della Lega, mentre la ministra Gelmini aboliva la geografia dalle scuole superiori, non arrivarono a dare un'occhiata ad una mappa geografica e siglarono allegramente l'accordo)".

Oggi Salvini dichiara allegramente che non firmerà alcun cambiamento dell'accordo di Dublino.

Qualcuno, per favore, può dirgli di leggerlo?

29 maggio 2018

Guardatevi dai maestri di odio


1) Sulla questione dello spread e del debito pubblico.

Immaginate una famiglia.
Il padre, quest'anno, promette vacanze a San Diego, California, in hotel lusso 7 stelle. 
Moglie e figli tutti entusiasti.
Al ritorno dalle vacanze il padre muore e lascia alla famiglia una montagna di debiti e la casa ipotecata.

Immaginate un'altra famiglia.
Il padre, quest'anno, dice la verità: possiamo permetterci una sdraio sul balcone e qualche sabato al mare, un paio di week-end in montagna, qualche cena fuori con gli amici.
Poi muore e lascia alla famiglia un decoroso conto in banca e la casa di proprietà ai figli che non hanno problemi a costruire il loro futuro.

Chi vuole capire capisca.

2) Se uno ha dei debiti, e riceve un credito, come fa a convincere i creditori che restituirà i soldi?
Farà vedere che sta lavorando, che sta risparmiando, che non fa spese folli.

Se invece uno spende, spande e propone castronerie senza copertura finanziaria che fanno i creditori?
Ritirano i loro soldi e non prestano più una lira.
Perché non si fidano più.

Anche voi non vi fidereste più di uno che ha preso in prestito i vostri soldi e fa la "bella vita".

3) Questo significa che non si può protestare nei confronti di una politica che non si condivide???

No, noi possiamo protestare, è nostro diritto, anche nostro dovere; possiamo contestare anche duramente.
Io per esempio lo faccio sempre e ne rivendico il pieno diritto; possiamo proporre, indicare, suggerire, ma non possiamo chiedere la fine delle istituzioni o insultare il capo dello stato.
Se insultiamo le istituzioni assomigliamo ai mafiosi, ai criminali, a quelli che cercano un capro espiatorio a tutti i costi per non far vedere che sono ignoranti e incapaci. 

Gli italiani che lavorano e amano l'Italia non insultano il capo dello stato, non assistono con le mani in tasca all'inno d'Italia, non insultano la nostra Repubblica.

4) Una società che produce odio sarà travolta dall'odio.
Guardatevi dai maestri di odio. 


  

16 maggio 2018

Un dibattito segreto

I voti on-line, così come li applica il M5S, sono una delle più grandi prese in giro della storia politica italiana. Se non si crea la possibilità di controllo da parte di terzi è un metodo del tutto privo di trasparenza. Provate a pensare all'uso che potrebbe farne un regime autoritario. Il voto nei gazebo della Lega nelle piazze configura, invece, il rifiuto della democrazia costituzionale. Ci si dovrebbe ricordare che siamo una Repubblica parlamentare e che, in questi giorni, il Parlamento è esautorato dalla sua facoltà di controllo democratico e confronto.
Un dibattito segreto che si trascina da tempo, senza che se ne sappiano i contenuti nel concreto, non è un segno di democrazia, né di nuova vitalità del nostro Paese.



2 maggio 2018

Chi ci tira fuori da tutto questo?


Hanno due possibilità: o tornare al voto ( con la probabilità che vinca il centrodestra e la Lega in particolare) o fare un governo che duri 6 mesi, faccia la nuova legge finanziaria (che nessun politico dichiarerebbe mai di sottoscrivere) e, forse, una nuova legge elettorale. 
Il problema non è Mattarella e quello che decide, il problema è una democrazia malata che non ha più la capacità di essere vitale. 
E la colpa non è solo di un partito, ma di tutti noi che ci stiamo facendo scippare Italia, futuro e libertà democratiche...

23 aprile 2018

La scuola e le promesse elettorali


50 giorni dopo il 4 marzo scorso, giorno in cui abbiamo votato per le elezioni del nuovo Parlamento.

Ogni ora sentiamo parlare delle mille congetture utili a costituire un nuovo governo: se il PD deve dire sì a Di Maio, se deve parlarci, se Salvini deve scaricare Berlusconi, se Salvini si mette d'accordo con Di Maio o no, se Berlusconi deve dare l'appoggio esterno e in cambio di cosa, che cosa insomma è necessario a questi politici per mettersi d'accordo e "salvare" la legislatura.
Ogni giorno, insomma, assistiamo muti al continuo teatro di politici che pensano a che cosa può convenire a loro, al partito o alla coalizione che rappresentano.
Verrebbe da dire che non sta succedendo nulla.

Invece non è così.
Prendete la legge denominata Buona scuola, cioè la legge sulla scuola voluta e promossa dal Governo Renzi.
Prima delle elezioni la Lega di Salvini prometteva la sua abolizione, il M5S di Di Maio prometteva la sua abolizione e il PD di Renzi prometteva di migliorarla radicalmente.
Oggi la scuola è scomparsa dall'agenda di tutti i partiti.
Ci si permette di dimenticare i problemi della scuola in un periodo in cui gli insegnanti, dal Nord al Sud del nostro Paese, vengono aggrediti, accoltellati, minacciati; e vengono a galla i problemi di una gioventù che a scuola si annoia, non si forma, non ha esempi da seguire e spesso si rassegna, abbandonando la scuola, ad un nichilismo senza speranza.
Ci si dimentica di investire nella struttura portante di ogni società, nell'agenzia educativa che sola può affrontare i problemi della formazione professionale e dell'educazione culturale, morale e civile di ogni futuro cittadino.
Gli stipendi degli insegnanti restano da fame, le strutture scolastiche sono spesso scomode e inadeguate, le condizioni di lavoro e l'eccesso di burocrazia spingono verso un impegno di mero dovere impiegatizio anche molti insegnanti che sarebbero capaci di ben altro entusiasmo.
Studenti e docenti, insieme, sono già scomparsi dall'agenda politica.
Solo il senso di abnegazione di tanti dirigenti scolastici e docenti, che si impegnano senza mai perdere la propria passione, permette ai nostri ragazzi di continuare a credere nella scuola, trarne profitto, guardare al futuro con fiducia.

Anche le promesse sull'abolizione della legge Fornero, sull'abolizione dei vitalizi, sul conflitto d'interesse, sulla lotta alla corruzione, sono state cancellate dagli illusionisti dei programmi di governo. 

Io, che l'ho sempre radicalmente criticato, inizio ad avere nostalgia di Matteo Renzi.

Anzi, a volte, compiango il momento in cui l'altrettanto criticato Mario Monti si dimise.

Perchè se il destino di noi italiani consiste nell'essere ridotti da cittadini di una democrazia a sudditi di una oligarchia assoluta, almeno ci si consenta di essere rappresentati da qualcuno che ha studiato, conosce l'economia, legge dei libri, ha senso dello stato, parla le lingue straniere, parla perfino in lingua italiana... 



26 marzo 2018

L'insostenibile leggerezza della nostra politica estera

"E come Esteri. Nessun partito mostra di avere una visione chiara di politica estera. Ci si limita a dire di essere europeisti o non europeisti, ma nessuno ci spiega come si colloca l'Italia nelle crisi e nei conflitti in corso, nelle relazioni con gli alleati (USA, Europa), nella tutela della pace, della nostra economia e dei nostri interessi geo-politici. Nelle grandi questioni internazionali non si può essere "amici di tutti": chi è "amico di tutti" non è amico di nessuno".


Lo scrivevo prima delle elezioni e oggi, puntualmente, l'inconsistenza della politica estera italiana emerge in tutte le sue contraddizioni irrisolte. 
La questione dei diplomatici russi espulsi ci obbliga ad un allineamento forzato che non è utile nè per il confronto sul disarmo e sulla pace, nè per i nostri preminenti interessi nazionali.
 Le forze di governo e quelle che dovrebbero comporre il nuovo governo si muovono alternando totale acquiescenza nei confronti dei potenti alleati dell'Alleanza atlantica, in primis USA e Regno unito, e vaghe dichiarazioni di amicizia nei confronti della Russia.

Si ribadisce così la debolezza della nostra classe politica e l'assenza di una linea che coniughi in modo chiaro e coerente la visione atlantico-europea e la salvaguardia della pace e degli interessi italiani.

5 marzo 2018

Il Mondiale è perso...

Nel mondiale l'Italia se la giocava con il Resto del Mondo, composto dai giocatori più forti del pianeta.
Nel primo minuto del primo tempo la giovane promessa Brenzi prendeva la palla sulla fascia, scartava un giocatore, in realtà non lo scartava perchè era della sua squadra, lo spingeva fuori dal campo il povero Bletta, e continuava la sua corsa.
Caspita come correva Brenzi!...
Il pubblico si esaltava a quelle rincorse, a quelle discese sulla fascia; capiva meno quando Brenzi si fermava a parlare con l'arbitro.
Ma come "si mette d'accordo, con l'arbitro"? fischiava il pubblico sgomento.
L'arbitro Trapolitano, in effetti, fischiò un rigore dubbio a favore dell'Italia e Brenzi, cacciati incomprensibilmente tutti i suoi compagni di squadra, lo segnò tirando una vera bomba.
La folla era in delirio e da quel momento chiamò l'attaccante italiano il Bomba.
L'importante era il risultato e così anche i compagni di squadra, uno dopo l'altro, lo acclamarono leader della squadra.
Si andò al riposo sull'uno a zero, gol di Brenzi.
Nel secondo tempo tutto andava per il meglio, ma Brenzi cominciò a dire che lui era anche l'allenatore e non solo il goleador della squadra.
Mandò in panchina il giovane Zivati, poi l'altrettanto giovane Passina, infine i veterani di mille battaglie Mersani e Balema che peraltro non si erano molto impegnati nelle ultime partite.
Il pubblico italiano, deluso dai cambi, lasciò lo stadio.
Brenzi disse "anche se il pubblico non va allo stadio non fa niente, l'importante è vincere".
Il Resto del Mondo pareggiò.
Brenzi preoccupato fece entrare in campo suo padre, la Foschi e il padre della Foschi, ma non ci fu più nulla da fare.
Al 90° minuto era rimasto senza compagni, il Resto del Mondo passò all'attacco e segnò 5 gol con l'oriundo brasiliano Di Tajo.
Brenzi fu espulso al 95° per doppia ammonizione: l'ultimo cartellino giallo risaliva al 4 dicembre.
Il giudice di campo, il tedesco Berkel, gli ricordò che l'Italia non aveva ancora pagato le magliette.
Ora gli italiani vorrebbero sapere chi giocherà nell'Italia.
Ma ancora non si sa niente.
Il Mondiale è perso e il campo è rimasto vuoto.

26 febbraio 2018

E come Elezioni.


S come scuola. Molti dicono che la legge "La buona scuola" va abolita. Ma per far che? Per far ancora peggio? 
Perchè non si è in grado di capire che il cuore di una società civile è la scuola? 
Perchè si guarda alla scuola per "tagliare risorse"? 
Perchè lo stipendio dei docenti italiani è al di sotto della media europea? 
Credo che i docenti vadano rigorosamente selezionati, rigorosamente controllati e rigorosamente (cioè lautamente) pagati. Non si fa nessuna di queste tre cose. 

E come Esteri. Nessun partito mostra di avere una visione chiara di politica estera. Ci si limita a dire di essere europeisti o non europeisti, ma nessuno ci spiega come si colloca l'Italia nelle crisi e nei conflitti in corso, nelle relazioni con gli alleati (USA, Europa), nella tutela della pace, della nostra economia e dei nostri interessi geo-politici. 
Nelle grandi questioni internazionali non si può essere "amici di tutti": chi è "amico di tutti" non è amico di nessuno.

A come Accoglienza. Fermo restando il ripudio totale di ogni razzismo, in linea con l'articolo 3 della nostra Costituzione, e le necessarie tutele degli stranieri perseguitati richiedenti asilo, in linea con l'articolo 10 della nostra Costituzione, è chiaro che un sistema di accoglienza, così come è ora, non funziona. 
Favorisce l'infiltrazione mafiosa, lo sfruttamento degli stranieri, la diffusione del lavoro nero, l'emarginazione, la criminalità e anche l'arricchimento di chi guadagna con la scusa dell'accoglienza.
Il fenomeno rischia di essere fuori controllo e andrebbe governato con vivo senso di solidarietà, ma anche con la massima fermezza e trasparenza.

D come Dublino. Che programma hanno i partiti per tentare di abolire gli sciagurati accordi di Dublino firmati da Berlusconi e Maroni nel 2003, e che nessun governo è mai riuscito a cambiare?
(Ricordo che Berlusconi, con l'ausilio dell'allora ministro dell'Interno Maroni, riuscì a firmare un accordo con tutti i Paesi dell'Unione europea, accordo ancora in vigore, che stabilisce che uno straniero sbarcato in una nazione europea non potrà lasciare quella nazione, ma dovrà rimanerci senza potersi trasferire in altro Paese dell'Unione europea. 
Le impronte digitali prese all'arrivo e inserite in un data-base europeo garantiscono che l'emigrato eventualmente fuggito in altra nazione sia rispedito in Italia.  
Bastava guardare una cartina geografica per capire che l'Italia è nel bel mezzo del Mediterraneo e che sarebbero venuti tutti o quasi da noi, ma Berlusconi e i suoi amici della Lega, mentre la ministra Gelmini aboliva la geografia dalle scuole superiori, non arrivarono a dare un'occhiata ad una mappa geografica e siglarono allegramente l'accordo).

F come finanza. Nessuno parla di finanza e risparmio. Che orientamento hanno i partiti? Che tassazioni si prevedono? 
La totale defiscalizzazione prevista a carico dei piccoli risparmiatori che investono nei PIR sarà mantenuta? 
I piani individuali di risparmio (in acronimo PIR) sono uno strumento d’investimento che ha come scopo principale quello di indirizzare il risparmio verso le piccole e medie aziende italiane con grandi benefici per l'economia e per i risparmiatori che non pagano tasse sugli investimenti a condizione che non superino i 50.000 euro annuali (Legge 11 dicembre 2016). Che orientamento hanno i diversi partiti?

L come Lavoro e lavoratori. 
Nessuno parla di salario. 
E' possibile che un giovane guadagni 500 (cinquecento) euro al mese? I salari non dovrebbero aumentare per far circolare moneta e alimentare l'economia produttiva? Si pensa di deprimere ulteriormente il potere di acquisto dei lavoratori? 
Perchè non si pensa ad aumentare il salario di chi lavora? 


R come Reddito di cittadinanza. E' ammissibile che si pensi di dare miliardi ai disoccupati come presunto reddito di cittadinanza  senza capire che viviamo in un Paese dove chi ha l'azienda, i negozi o l'attività, intesta tutto alla nonna e risulta disoccupato? 
Un Paese dove molti gioiellieri, imprenditori, fior di avvocati, medici specialisti e grandi ristoratori  dichiarano un reddito minore di quello di operai, camerieri e professori, cioè dichiarano meno dei più poveri lavoratori dipendenti?

A come Ambiente. Anche l'ambiente è scomparso dall'agenda. Il grave problema del  consumo di suolo: 4 metri quadrati al secondo,  35 ettari di suolo al giorno, 125 chilometri quadrati l'anno: è devastata la costa, la periferia verde delle città, si degrada la collina e la montagna, si desertificano i centri storici costruendo l'ennesimo triste centro commerciale. 
Si tagliano le poche foreste. 
Non c'è un piano urbanistico, non c'è alcuna attenzione all'estetica, all'arredo urbano, alla bellezza. 
Ogni anno bruciano intere montagne e foreste senza che si veda la volontà e la forza di fermare lo scempio di chi vuole speculare.

B come Bellezza. L'Italia dell'Umanesimo e della civiltà rinascimentale è passata dalla "Città ideale" basata sulla bellezza, l'armonia, la misura, alla città mediocre dell'architettura anonima, senza verde, senza alcuna bellezza. 
Non è così in altre nazioni europee dove l'architettura e l'urbanistica sono pensate e prodotte per creare il benessere di chi vive, non il profitto di chi costruisce (e costruisce pure male).  

M come Mafia. L'Italia non sarà mai libera se non si libera da tutte le mafie e da tutte le criminalità che usano la politica per fare affari.
Non si tratta solo di dare più mezzi alla Polizia e ai Carabinieri. 
Si tratta di mantenere e rafforzare i poteri di intercettare della Magistratura e delle nostre forze di Polizia: le persone normali, che al telefono parlano della vita di tutti i giorni, non hanno nulla da temere. 
Le intercettazioni sono temute solo dai ladri e dai politici corrotti che fanno affari illeciti, e vogliono farli anche al telefono senza alcun controllo.

T come tasse. La molto presunta Flat Tax ci riporterebbe ai primi del Novecento quando i poveri venivano massacrati pagando le stesse tasse dei ricchi.
Inoltre i bugiardi che la propongono dovrebbero spiegarci quali poveri affamerebbero ancora di più per trovare le coperture finanziarie.
Credo che le tasse debbano essere ridotte su tutti gli investimenti che danno lavoro e che vadano aumentate sui generi di consumo di lusso come barche, auto di lusso, ristoranti e alberghi di lusso. 
In sostanza se io assumo non devo pagar tasse, se io spendo perchè bevo Angelo Gaja devo pagar tasse raddoppiate.
Tanto chi va in un 7 stelle o beve Angelo Gaja non guarda quello che costa, piuttosto è contento della garanzia di non incontrare un povero nel suo hotel esclusivo...

S come speranza. Speriamo che non perda la democrazia e vinca l'idea di un'Italia onesta e credibile.

Buone elezioni a tutti!



17 febbraio 2018

Piazza del Quirinale

Senza memoria. 12 novembre 2011.




"21.18 – Piazza del Quirinale occupata. Piazza del Quirinale è occupata da migliaia di cittadini che attendono la notizia delle dimissioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che da pochi minuti è a colloquio con il Capo dello Stato. “Mafioso, mafioso”, ha gridato la folla contro il corteo delle auto del presidente del Consiglio che ha raggiunto il palazzo da Via del Quirinale e non da via XXIV maggio come ci si aspettava. Ora la situazione in piazza è più calma, anche se la tensione resta alta"

"21.42. E’ andato via da un’uscita secondaria per evitare la folla: più che un addio, una fuga. Al suo arrivo, del resto, gli hanno urlato di tutto (“buffone”, “ladro”, “in galera”) e qualcuno gli ha tirato centesimi di euro: una scena che non può non riportare alla memoria il 30 aprile del 1993, quando l’uscita di scena di Bettino Craxi fu accompagnata dallo stesso gesto, monetine fuori dall’hotel Raphael di Roma all’indirizzo del leader socialista. La delusione dura un attimo. Bandiere, spumante e cori: quella della gente è una festa popolare. In piazza si alza il motivetto che nel 2006 ha accompagnato la vittoria della nazionale di calcio ai mondiali di Germania. Po-popo-popopo-po. Berlusconi è già a Palazzo Grazioli. Anche lì è giubilo, così come di fronte a Palazzo Chigi e in piazza Colonna, i luoghi del potere".


Ora, a causa di una legge molto discutibile che favorisce le coalizioni e non i singoli partiti, è data favorita la stessa coalizione che 6 anni fa condusse l'Italia al fallimento con lo spread rispetto ai parametri tedeschi a più di 500 punti, il rapporto tra PIL e debito pubblico da paese sottosviluppato, l'immagine dell'Italia nel mondo infangata con gli immorali festini ad Arcore, Minetti e altre giovani "fanciulle", inclusa una minorenne marocchina che Berlusconi dichiarò "nipote di Mubarak", più il corollario di pessimo governo, favoritismi, incompetenza, mediocrità, volgarità e brutte figure in ogni incontro internazionale.
Il centro-destra lo abbiamo già conosciuto, quindi: Salvini, Meloni e Berlusconi non faranno altro, tra una litigata e l'altra, che ripetere la loro esperienza fallimentare e mostrare che le nuove promesse elettorali sono solo vecchie bugie.

In Sicilia, per esempio, hanno vinto, e Miccichè, come primo atto, ha aumentato gli stipendi ai politici della giunta regionale che è già la più pagata d'Italia e che macina stipendi a 4 zeri pagati da noi contribuenti. 
Verrebbe voglia di non votare, invece bisogna votare!... 


Credo che l'Italia sia a un bivio che mette in forse la nostra libertà, i nostri diritti civili, il lavoro, la scuola, la sanità, la pensione, la stabilità economica necessaria a tutti noi per vivere.

Chi legge questo blog sa quanto sono critico nei confronti di una classe politica caratterizzata da faciloneria, mediocrità, narcisismi e litigi di vertice, ma oggi in Italia dovrebbe esserci la sola consapevolezza di non tornare indietro, nè a come stavamo messi nel fallimento berlusconiano del 2011, nè al caos e a ideologie che, ancor più lontano nel tempo, ci hanno condotto all'isolamento internazionale, a dittatura e a guerre infami finite sempre con vergognose sconfitte.

Si respira, a causa di una globalizzazione violenta e di una burocrazia europea incomprensibile, una forte crisi di identità.  
Si corre il rischio che un malinteso patriottismo possa trasformarsi facilmente, con l'ignoranza che dilaga nei social e in televisione, in nuove forme di fanatismo. 
C'è sempre più diffusa la paura di una cessione di sovranità all'Europa o alle banche mondiali e questi argomenti vengono agitati fino a diventare incubo per molti italiani che la crisi ha colpito duramente.

Molti giovani seguono, per mera ignoranza oppure per un costume di malinteso anti-conformismo, le stesse ideologie che nel passato soppressero la pace e ogni tipo di libertà.
Per questo è necessario insegnare la storia fino ai nostri giorni, indagando anche le verità "scomode", e trasmettere l'amore per la democrazia e il piacere del confronto culturale.
L'educazione è l'unica possibile risposta contro razzismi, violenze e fanatismi.

Le forze democratiche si dichiarano giustamente europeiste, ma essere europeisti non basta se poi non si è in grado di collegare una visione nazionale al contesto europeo.

Si deve avere più visione, più coraggio, più progetto.
Voglio poter dire ai miei studenti che l'Italia è un posto splendido governato da gente seria, onesta, coraggiosa.





La scuola italiana, crocevia fondamentale di ogni trasformazione in meglio della società: i docenti dovrebbero essere rigorosamente selezionati, rigorosamente controllati e rigorosamente (cioè lautamente) pagati. Non si fa nessuna delle tre cose, al limite si tende solo alla seconda, cioè al controllo...